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Pd e Fdi uniti per la guerra. Il primo voto in Europa dice sì ai missili su Mosca

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OGGI LA CONTA SU VON DER LEYEN – Larghissima maggioranza per togliere il divieto per Kiev di usare le armi occidentali contro obiettivi su territorio russo

(DI WANDA MARRA – ilfattoquotidiano.it) – Il Parlamento europeo “sostiene fermamente l’eliminazione delle restrizioni all’uso dei sistemi di armi occidentali forniti all’Ucraina contro obiettivi militari sul territorio russo”. La prima risoluzione votata a Strasburgo, prima ancora del voto sulla candidata, Ursula von der Leyen, come presidente della Commissione europea, contiene un salto di qualità nel sostegno militare a Kiev da parte dell’Europa, che contempla sostanzialmente la possibilità di portare la guerra in territorio russo con armi europee.

Una posizione rispetto alla quale l’Italia in blocco s’era detta contraria. Ma ieri, nel voto finale al testo che ribadisce il sostegno politico e non solo militare all’Ucraina, dicono sì sia il Pd, con l’astensione degli indipendenti Marco Tarquinio e Cecilia Strada, sia Fratelli d’Italia, oltre a Forza Italia. Mentre sul no vanno la Lega, i gruppi di Left, M5S e Avs e i Verdi che votano in dissenso dal gruppo.

La prima votazione della nuova legislatura europea fa registrare una serie di segnali. Il primo è in chiave europea: il testo è voluto dal Ppe, per marcare la maggioranza di von der Leyen proprio intorno al sostegno a Kiev, con i grandi gruppi, Socialisti e Democratici in primis, che avallano. Il secondo scava dentro le contraddizioni in Italia, sia della maggioranza che dell’opposizione. E fa notare una sostanziale convergenza del Pd di Elly Schlein e di FdI di Giorgia Meloni, nel nome dell’atlantismo. Senza contare il fatto che Antonio Tajani, ministro degli Esteri viene smentito dal suo gruppo. Tanto che poi ribadisce come il voto non sia vincolante: “Noi siamo contrari. È una risoluzione, quindi una opinione del Parlamento, legittima, ma non vincolante. La nostra posizione rimane la stessa: non utilizzare le armi fuori dal territorio ucraino. Non siamo in guerra contro la Russia e non lo è neanche la Nato”. Ma politicamente il segnale è chiarissimo. Particolarmente in difficoltà la delegazione del Pd, che apprende della risoluzione martedì sera, dalla capogruppo spagnola Iratxe Garcia Pérez. Senza alcuna discussione preventiva. Tanto che tra i dem si sviluppa un dibattito acceso, nel tentativo di smarcarsi almeno in parte. La delegazione ieri vota sì al sostegno militare a Kiev (con il no di Marco Tarquinio e Cecilia Strada), come d’altra parte fa FdI. Ma sull’uso delle armi in territorio russo, dopo aver chiesto il voto per parti separate, dice no. Con l’eccezione di Pina Picierno e Elisabetta Gualmini, che si astengono. Il Pd prova a sminuire la portata del sì finale, con un comunicato congiunto in cui esprime “il proprio sostegno alla risoluzione sulla necessità di sostenere l’Ucraina nel difendersi dall’aggressione criminale russa”. Ma poi specifica: “Rivendichiamo con forza il ruolo storico, politico e diplomatico dell’Europa come progetto di pace: per questo nella risoluzione approvata oggi abbiamo votato contro la proposta di eliminare le restrizioni all’utilizzo di armi occidentali contro obiettivi militari sul territorio russo”. Una posizione almeno in parte smentita dal voto sul testo finale, che comprende quella parte, passata con i voti di popolari, socialisti e liberali. “Per questo mi sono astenuto”, spiega l’ex direttore di Avvenire.

Se l’opposizione va in ordine sparso, la maggioranza non è da meno. Sulla risoluzione finale la Lega si smarca da FdI e FI, dicendo no. Ma sull’eliminazione delle restrizioni, i 3 partiti di maggioranza hanno tre posizioni diverse: FI dice sì, FdI si astiene, la Lega dice no.

Altro punto che fa emergere le difficoltà di Giorgia Meloni, il passaggio su Viktor Orban. FdI dice no nella parte che condanna la recente visita del primo ministro ungherese alla Federazione russa perché “conteneva un attacco strumentale al governo ungherese”, per dirla con il capo-delegazione, Carlo Fidanza, ma dice sì sia alle parti riguardanti il piano di pace di Kiev sia all’auspicio che la stessa Ungheria sblocchi i finanziamenti in favore dell’Ucraina. Anche questo voto viene parzialmente smentito dal sì finale alla risoluzione.

In previsione del voto di oggi su Ursula, FdI resta ambigua, con il no su Orban e l’astensione sull’uso delle armi in Russia. La delegazione deciderà all’ultimo minuto, dopo riunioni notturne e una trattativa serratissima, anche sulle deleghe a Raffaele Fitto, come Commissario in quota FdI. La tentazione di dire di sì a Ursula resta. Con un voto che potrebbe ancora una volta registrare una convergenza di Pd e FdI e la divisione tra gli schieramenti.


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