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Il premierato andrà al Festival?

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Dopo Pupo, Minghi e Zanicchi al convegno della Camera, manca solo che le riforme finiscano sul palco di Sanremo

Il premierato andrà al Festival?

(di Giovanna Casadio – repubblica.it) – È passata una settimana dall’evento, ma vale la pena tornarci su. Di premierato parleremo per il tempo di due Festival di Sanremo (almeno due!), dove – visto come si stanno mettendo le cose – non è escluso si rilanci il tema dal palco. Se i cantanti vanno al mega convegno a Montecitorio sulle riforme, si può immaginare lo scambio di cortesia per cui le riforme fanno capolino al Festival?

Giorgia Meloni ha avuto la trovata, una delle tante, e ha reclutato, tra gli altri, PupoAmedeo MinghiIva Zanicchi come ascoltatori privilegiati nel convegno che si è appunto tenuto l’8 di maggio alla Camera tra i velluti della Sala della Regina, convocato all’uopo, cioè per approfondire la riforma delle riforme.

Del resto anche Maria Elena Boschi, all’epoca della riforma costituzionale di Matteo Renzi finita in una sonora bocciatura, aveva detto che i “professoroni” stancano. Non aveva tuttavia fatto il passo successivo: puntare sulle canzonette. E, sia chiaro, le canzoni sono sempre ottime e fanno bene all’umore.

Se grazie al premier amoroso, dudù-dadadà fosse più comprensibile il simul stabunt simul cadent (il legame tra premier eletto e esecutivo), va non bene, ma benissimo. Se Iva detta l’Aquila di Ligonchio “dammi la tua mano Giorgia” chiarisse in parole semplici il criterio del premio di maggioranza, non sarebbe un vantaggio? Pupo poi si è già espresso in modo inequivocabile: è per il premier forte, anzi molto forte.

Obiettivamente aleggia qualche dubbio sul reclutamento di atleti, artisti e cantanti ai fini della popolarità della riforma che manderà gli italiani a letto tranquilli la sera delle prossime elezioni politiche: sarà tutto nelle mani di uno.

Intanto. Viene da chiedersi se gli ospiti dell’altra settimana siano stati la chiave per rendere pop la riformona, o non piuttosto uno stress-test per sondare la comprensione degli equilibri costituzionali nel mondo dello spettacolo e dello sport che potrebbe rivelarsi disinteressato alla cosa. Sia come sia, Matteo Salvini ha di che restarci male: prima delle Europee doveva essere l’autonomia differenziata ad avere il via libera del Parlamento in modo definitivo, invece il voto (sia pure il primo di quattro) pre-elettorale sarà per la riforma meloniana del premierato. I leghisti potrebbero dirla col cantante: le riforme sono un “gelato al cioccolato/ dolce e un po’ salato”.


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