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La solita strategia dei meloniani: dare la colpa ai governi precedenti

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Meloni parla attraverso “fonti”, dice di sostenere il report sullo Stato di diritto ma cerca di smontarlo. Mantovano: “Documento anticipato su Repubblica, la libertà di stampa non è violata”

La bocciatura dell’Ue imbarazza il governo: “Il rapporto cita giudizi di soggetti polemici”

(di Gabriella Cerami – repubblica.it) – ROMA — Sono necessarie molte ore, quasi un’intera giornata, per decidere come e se reagire al rapporto annuale della Commissione europea, anticipato da Repubblica, sullo Stato di diritto che alla voce Italia appare impietoso. E quando a Palazzo Chigi si arriva a una decisione, nessuno del governo ci mette la faccia, piuttosto nel tardo pomeriggio viene diffusa una nota da attribuire a generiche «fonti» dell’esecutivo. Da queste righe, formalmente diplomatiche e rispettose dell’indagine condotta dall’Europa, trapela una mal trattenuta voglia di contrattacco, con considerazioni che non sempre corrispondono alla realtà.

Per l’esecutivo «molti degli accenti critici contenuti nel documento» sono «osservazioni già note poiché contenute nei rapporti degli anni precedenti. A questo proposito si ricorda che cinque delle sei raccomandazioni contenute nel Rapporto 2024 sono esattamente identiche a quelle contenute nei Rapporti 2022 e 2023». Eppure il report parla di riforme targate Meloni, come quella costituzionale per introdurre il premierato, che in Europa desta chiare «preoccupazioni» e «dubbi». Si menziona inoltre la riforma del ministro della Giustizia Carlo Nordio, in discussione alla Camera, sulla separazione delle carriere. Riforma che, secondo il report della commissione, può mettere in pericolo l’indipendenza dei magistrati.

Non solo. L’Europa non risparmia neanche le leggi italiane contro la libertà di stampa: ricordando le 75 aggressioni nei riguardi dei giornalisti, cita la norma che porta il nome di Enrico Costa di Azione ma è stata sostenuta dalla maggioranza, che ha introdotto il divieto di pubblicazione «integrale o per estratto» del testo dell’ordinanza di custodia cautelare. E ancora. Un capitolo è dedicato alla Rai: non vengono nascosti dubbi sulla riduzione delle risorse a favore del servizio pubblico e «inquietudine» rispetto alle nomine dei prossimi vertici di viale Mazzini.

A dimostrazione che il report, predisposto dal commissario alla Giustizia Didier Reynders, non si riferisce al passato, come vuol far credere Palazzo Chigi, piomba nelle pagine del rapporto europeo anche il recente provvedimento che abroga il reato di abuso d’ufficio e limita l’applicazione del traffico di influenze: «Potrebbe avere implicazioni per le indagini e l’individuazione di frodi e corruzione». Contingenza grave in un Paese in cui «persistono i rischi di corruzione pubblica». E in cui, nota Bruxelles, allarma il possibile ruolo della criminalità organizzata nella gestione dei fondi del Pnrr.

Il governo prova a derubricare la questione attribuendo queste considerazioni non alla Commissione europea bensì «a soggetti terzi (enti istituzionali non governativi, associazioni di categoria, ong), alcuni dei quali apertamente polemici nei confronti del governo». Ma tra i soggetti terzi citati dall’Ue, com’è prassi per redigere un rapporto elaborato all’esito di audizioni e indagini, ci sono enti come l’Associazione nazionale costituzionalisti che appare difficile incasellare a priori tra gli oppositori dell’esecutivo. Opinioni «legittime ma di parte», prova a sminuirle la destra di governo, in evidente imbarazzo per la portata e la rilevanza delle osservazioni mosse dall’Europa.

La risposta dell’esecutivo è così pungente, ma trattenuta dall’evidente voglia di non andare allo scontro aperto. Di qui la premessa incisa nella nota diffusa dopo lungo meditare da parte dei vertici della destra. Una premessa che vuole essere distensiva: «Il governo italiano sostiene ed incoraggia questo esercizio annuale che costituisce uno strumento utile» e ha «attivamente collaborato alla stesura del rapporto». Segue il tentativo di ridimensionare gli «accenti critici» del documento e rintuzzare così gli attacchi che per tutta la giornata arrivano dall’opposizione. Ma il nervosismo, mentre sta per entrare nel vivo la delicata trattativa per la nuova Commissione, è palpabile. «Il report – nota il sottosegretario Alfredo Mantovano – è stato depositato nella redazione di un giornale prima di arrivare al governo. Mi sembra complesso gridare alla violazione della libertà di stampa».


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