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Un’estate senza medici: mancano i sostituti e con le ferie moltissimi studi restano sguarniti

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In alcune Asl ambulatori per le emergenze, allarme per i malati cronici

Un’estate senza medici: mancano i sostituti e con le ferie moltissimi studi restano sguarniti

(Paolo Russo – lastampa.it) – ROMA. Con il Covid che avanza e gli anziani con malattie croniche che in vacanza non ci vanno, gli studi dei medici di famiglia chiudono per ferie. Perché con la carenza che c’è di camici bianchi quest’anno quelli che giustamente vogliono andarsene in ferie non trovano i sostituti che portino avanti i loro studi medici. Così in qualche caso c’è chi proprio chiude i battenti, anche se per legge non si potrebbe fare, chi si arrangia, come in Piemonte, con ambulatori di emergenza solo per i casi più urgenti e chi, magari tornato dalle vacanze, si sobbarca il compito di prendersi in carico anche i pazienti del collega in ferie. Con il risultato che i suoi 1.500 pazienti raddoppiano e per farsi visitare diventa obbligatorio prenotarsi. «Sapendo che l’appuntamento arriverà bene che vada dopo 5 giorni se non settimane», spiega il vice segretario nazionale della Federazione dei medici di base (Fimmg), nonché segretario provinciale di Torino, Alessandro Dabbene. Che ci tiene a precisare che il quadro è questo più o meno in tutta Italia, «anche se al Nord va peggio perché qui di medici di famiglia ce ne sono ancora meno».

«Torino –spiega ancora– non ha grandi problemi, ma più ci allontaniamo dalle città e più troviamo un deserto, dove gli studi chiudono e le Asl, falliti gli altri tentativi, tirano su degli ambulatori di emergenza che però si occupano solo di fatti acuti come Covid o gastroenteriti oppure del rilascio delle ricette. Senza una vera presa in carico dei pazienti, con cronici e oncologici che di fatto non possono essere seguiti».

«A Roma come altrove mancano i sostituti, ovvero i nostri specializzandi che pagati da noi ci davano il cambio durante il periodo di ferie, ma che ora o hanno aperto un loro studio o lavorano con la Asl, perché con la carenza che c’è di medici è facile trovare lavoro», spiega Pierluigi Bartoletti, anche lui vice segretario nazionale Fimmg, con uno studio nel quartiere casilino della Capitale.

La soluzione più semplice è quella di farsi sostituire da un collega, che di assistiti solitamente ne ha però 1. 500 che a quel punto diventano 3. 000. Cosa significhi questo per i pazienti ce lo calcola il centro studi della Federazione. Considerando che a ogni paziente, proprio ad andare di corsa, bisognerebbe dedicare almeno sei minuti, immaginando di doverne visitare un decimo vuol dire che per vederli tutti ci vogliono almeno 30 ore. E poiché l’orario medio settimanale di apertura di uno studio è di 15 ore (visite a domicilio escluse), vuol dire che per ottenere un appuntamento d’estate si rischia di dover attendere due settimane.

La situazione è così al limite che, come ammettono quelli della Fimmg, c’è chi arriva ad anticipare di un paio di mesi il pensionamento pur di non dover rinunciare a mare o monti. «L’altro giorno ho fatto un tampone e ho scoperto di essere positiva al Covid – racconta Simona L. , impiegata cinquantenne– ebbene quando ho chiamato il mio medico per avvisarlo e avere la terapia ho scoperto che era andato in pensione e che, quindi, non ne avevo più uno assegnato. Mi ha spiegato che non era riuscito a trovare un sostituto o altri colleghi disponibili a fare da “ponte” nel frattempo. Quindi, mi sono trovata in difficoltà e, alla fine, attraverso il portale regionale mi sono associata al primo dottore di zona che mi è capitato». E non si dica ai nostri dottori di fiducia che tanto d’estate la gente va di meno dal medico. «Gli studi e le farmacie – mette in chiaro Cristina Patrizi, segretaria dell’Ordine dei medici di Roma– sono stracolmi anche in estate. Senza contare che stiamo assistendo a una recrudescenza di forme influenzali e virali, anche di Covid. Per i medici di famiglia è un aggravio enorme, gli studi sono pieni di assistiti in fila che attendono di essere visitati, sentiti e di avere le prescrizioni, altro che pazienti in vacanza».

«Arrivano nei nostri studi verso sera, sono i pazienti orfani del medico di famiglia e non sanno da chi farsi prescrivere farmaci e certificati», racconta Alberto Vaona, medico di famiglia veronese. «Sento di colleghi che trascorrono le notti a fare ricette e la situazione fino al 2025 con i pensionamenti in arrivo andrà ad aggravarsi. Tanto che la Asl di Verona sta definendo un accordo affinché le guardie mediche siano aperte anche di giorno la dove ci sono almeno 500 cittadini rimasti senza medico di riferimento». E i numeri raccolti da Istat e Agenas confermano che egli ultimi 15 anni tra medici di base, pediatri e guardie mediche si sono persi per strada 13. 788 camici bianchi schierati sul territorio. In pratica è venuto a mancare un medico su cinque. Uno spopolamento che d’estate si fa deserto.


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