Il veterano. Roberto Fico “Ora spazio a chi sta sui territori e libertà sui mandati. Via quelli che usano il M5S come un taxi”

(Di Luca De Carolis – ilfattoquotidiano.it) – Inviato a Napoli. La fontana è ancora al suo posto, però è circondata dalle recinzioni per un restauro. E sembra un segno dei tempi, per i Cinque Stelle che cercano una nuova rotta. “Per me è iniziato quasi tutto da lì” sorride Roberto Fico in una mattinata di afa a Napoli, in piazza Trento e Trieste. Nel 2005 si fece fotografare proprio davanti alla fontana del Carciofo, quella che guarda il San Carlo, con un fratino giallo da attivista e un cartello: “Quest’acqua deve rimanere pubblica, Amici di Beppe Grillo”. Un’era geologica dopo, l’ex presidente della Camera parla al Fatto del Movimento sprofondato al 9,99 nelle Europee, ma che in Campania ha limitato i danni: primo partito in provincia di Napoli, con il 24,8 per cento, però secondo in città, seppure per un soffio – 200 voti – dietro il Pd, primo anche in Campania. Bene ma non benissimo per il M5S, che a Napoli nelle Politiche di due anni fa aveva superato il 40 per cento.
Quota da capoluogo iconico del M5S, che invece a giugno non ha eletto neanche un napoletano in Europa. “Purtroppo il risultato nazionale ci ha penalizzato, ma gli eletti del Sud li abbiamo trainati noi” rivendica l’ex presidente della Camera davanti a un caffè. Poteva andare meglio, però… “Come sempre noi del Movimento abbiamo sofferto le Europee, dove si vota con le preferenze e c’è forte astensione, ma non abbiamo adottato per tempo le dovute contromosse. Tanta gente non è andata a votare, ed è un problema per tutta la politica”. Avevate liste fragili, anche perché non avete candidato nomi di peso come lei per via della regola dei due mandati, giusto? Fico schiva: “Il punto è un altro, la qualità della classe dirigente. Dovevamo e dobbiamo investire sui nostri che lavorano sui territori, gente rodata, e farli diventare volti nazionali”. Quindi… “Quindi il punto sono i territori”. E stop alle Parlamentarie, cioè alla selezione tramite il web? Il grillino fa una smorfia: “Non mi soffermerei su questo. Il tema è che servono persone che abbiano lavorato sui territori, e che abbiano consenso, vero. Qui a Napoli ne abbiamo tante, governiamo tre Municipalità e abbiamo bravi assessori in Comune. Invece quelli che non hanno qualità, per cui siamo solo un taxi, vanno accompagnati alla porta”.
Riflessioni con vista su quella assemblea costituente di settembre in cui Giuseppe Conte ha promesso di (ri)discutere tutto. Ma il vincolo dei due mandati, va tolto? Beppe Grillo non vuole toccarlo…Fico annuisce: “No, per Beppe è una regola identitaria”. E per lei, che se rimanesse in vigore non potrebbe candidarsi presidente in Campania il prossimo anno? “Il mio destino non è il nodo, il mio obiettivo è sempre far crescere il M5S”. Va bene, ma i due mandati? Fico risponde così: “Noi 5Stelle siamo in continua evoluzione, anche rispetto ad aspetti identitari. Penso che sia giusto lasciare la libertà di potersi misurare anche in ambiti differenti. Dopodiché a mio avviso hai due strade: o lasci tutto com’era, oppure se cambi devi riequilibrare le cose. In quest’ottica la Costituente dovrà essere un appuntamento aperto alla partecipazione e al confronto”. Fico si alza, saluta due vigili (“votavano per me” sorride). A Napoli siete andati sotto le attese anche perché siete divisi in correnti, giusto? Altro sorriso: “Ma no, non è così, è tutto molto teorico, lavoriamo bene assieme. Abbiamo superato sempre tutto, anche la scissione di Luigi Di Maio…”. Però nervi e personalismi in città sono affiorati, in questi mesi. Anche se il coordinatore regionale Salvatore Micillo, vicino a Fico, rivendica il radicamento: “In Campania abbiamo una quarantina di sedi (ma neanche una nel capoluogo, ndr), e solo in provincia di Napoli abbiamo 13500 iscritti. Negli ultimi anni qui al M5S si sono avvicinati tanti operai, persone che faticano. Per noi il lavoro resta un tema centrale”. Il lavoro, i territori, le sedi. Carmela Auriemma, deputata e coordinatrice provinciale, viene da Acerra, dove è attivo l’inceneritore più grande d’Italia: “Noi la sede l’abbiamo aperta sette anni fa, quando il Non Statuto le vietava. Ma è fondamentale averne. Nella nostra teniamo corsi gratuiti, ascoltiamo le istanze dei cittadini: ora è tenuta da volontari, persone che non percepiscono più il reddito di cittadinanza”. Ed eccolo il reddito, totem del Movimento. Quanti voti è valso al M5S, e quanto ha inciso su Napoli? Per parlarne può essere utile un giro nel nel quartiere Sanità, tra palazzi del 600 e pizzerie che stanno sulle guide. Tra i banchi del mercato ci sono il presidente della Municipalità 3, il 5Stelle Fabio Greco, e una sua assessora, Teresa Esposito. Greco indica alcuni dissuasori di metallo: “Li ho fatti mettere in queste stradine per fermare i motorini, volevo evitare che la gente venisse investita, gli scippi. All’inizio i negozianti erano infuriati, si lamentavano: ‘Così passerà meno gente’. Ora sono contentissimi, i turisti sono aumentati. La nostra idea di rivoluzione in fondo passa da lì, dalle regole”. Però vi votavano per il reddito, o no? “Ci votano perché sanno che siamo onesti, e che non decidiamo in base a logiche clientelari. Però il reddito era una misura sacrosanta, da quando l’hanno tolto tanta gente è andata in difficoltà”.
Guai quotidiani, nella Napoli dove dem e grillini da soli valgono più del 50 per cento. In città si sussurra da tempo di uno scambio: il sindaco Gaetano Manfredi candidato in Regione, Fico candidato al Comune. L’ex presidente della Camera alza le spalle: “Sono concentrato sul Movimento”. Ma il rapporto con i dem, è un problema oppure no? La coordinatrice cittadina è la deputata Gilda Sportiello, cresciuta a Scampia: “Il rapporto si basa su temi e programmi, poi è chiaro che noi abbiamo la nostra identità e la nostra diversità, altrimenti saremmo la stessa cosa”. E Vincenzo De Luca? “La nostra posizione è chiaro, in Regione siamo stati e siamo all’opposizione”. Ma il nodo della concorrenza dei dem che parlano ovunque di salario minimo e altri totem M5S è evidente.
Mariolina Castellone, vicepresidente del Senato: “Il problema esiste, certo. Detto questo, e posto che ormai siamo nel campo progressista, io penso che per riconquistare consenso sia necessario tornare alla democrazia diretta, rivitalizzando la piattaforma. Serve una gestione più collegiale, anche a livello territoriale. Va bene il radicamento, ma non può essere lasciato tutto ai referenti, servono segreterie politiche. E bisogna aprirsi sempre di più alla società civile”. Perché dopo quel 9,99 per cento, il Movimento non ha più tempo per sbagliare.