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Aiuti a Kiev: Meloni “nasconde” il nono pacchetto fino al voto

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INFORMATIVA SPARITA – Decreto bloccato. Il no leghista: “Se ce lo portano, glielo bocciamo”

(DI WANDA MARRA E GIACOMO SALVINI – ilfattoquotidiano.it) – Il nono pacchetto per l’invio di armi a Kiev è sparito dai radar. Oggi il ministro della Difesa, Guido Crosetto, è atteso al Copasir, dove farà un’informativa sull’Africa. Ma non parlerà di armi, passaggio previsto dalla legge per sbloccare i nuovi aiuti. L’informativa sul pacchetto non è mai entrata nell’ordine del giorno di oggi, ma visto che il decreto interministeriale è pronto da giorni, i membri del Comitato si aspettavano che il tema sarebbe poi stato aggiunto. Non è da escludere che qualche domanda arrivi anche stamattina, ma quel che è certo è che Crosetto non è pronto a illustrare il testo, come ha ammesso lui stesso ieri a Metropolis: “Vado per dare una visione di quello che sta accadendo nel mondo e non per il nono pacchetto di aiuti. Non mi chiederanno del nono pacchetto chiederò io di essere audito quando sarà pronto”.

E infatti non c’è ancora una data con un’informativa sul tema. In teoria, per convocare il Comitato bastano 2 o 3 giorni. Finora si è sempre fatto così: Crosetto avvertiva il presidente (ed ex ministro della Difesa, Lorenzo Guerini) e la riunione veniva organizzata. Ora la comunicazione non c’è ancora stata. E il sospetto è che gli aiuti slittino a dopo le Europee. Non ci sono quasi più neanche i tempi tecnici: questa settimana ormai è già quasi passata, ce ne sono altre due, l’ultima settimana prima delle elezioni il Parlamento è chiuso.

Giorgia Meloni è poi in difficoltà con la sua maggioranza. Stavolta l’Italia dovrebbe mandare i Samp-T, il sistema missilistico di difesa aerea, ma anche, come ha riferito il ministro della Difesa britannico, Grant Shapps, missili da crociera Storm Shadow/Scalp che possono colpire a una distanza di 500 km; caratteristiche offensive, dunque, con la possibilità di raggiungere obiettivi in Russia.

Tanto è vero che c’è stato un altolà della Lega, prima con Andrea Crippa al Fatto e poi con Claudio Borghi che ha detto all’Huffington Post: “Gli Storm Shadow devono restare fuori dal pacchetto”. Il senatore leghista, componente del Copasir, è pronto a chiedere conto a Crosetto della natura delle nuove armi e anche di lavorare per una soluzione diplomatica che non preveda l’invio di aiuti in grado di provocare una escalation con la Russia. Una posizione perfetta per la campagna elettorale.

Ora come ora, comunque, non c’è neanche il pacchetto. La premier sa perfettamente non solo che il Carroccio è pronto a mettersi di traverso e a bombardarla da qui fino alle Europee, ma anche che il tema non è di quelli che portano voti (tant’è che nel programma di Fratelli d’Italia presentato ieri non c’è traccia degli aiuti a Kiev). Anzi. Dopo due anni e mezzo, l’opinione pubblica è sempre più stanca e meno favorevole a continuare ad aiutare militarmente gli ucraini. Allo stesso tempo, Meloni ha preso degli impegni con gli Usa che deve rispettare. Per questo non è escluso che il pacchetto possa arrivare nella settimana tra le elezioni europee e il G7 di Bari di metà giugno. La fase è difficile da gestire, come dimostra un altro elemento.

La settimana scorsa, Francesco Silvestri (M5S), denunciando in Aula alla Camera il fatto che “il popolo italiano debba venire a conoscenza che questo governo sta mandando missili a lunga gittata nel conflitto ucraino-russo, non dal ministro della Difesa italiano, ma dal ministro della Difesa britannico”, ha chiesto un’informativa dell’esecutivo. Richiesta alla quale si sono associati, durante il dibattito, Nicola Fratoianni (Sinistra italiana) e Stefano Graziano (Pd). Passata una settimana, il governo ha ricevuto la richiesta, ma non ha dato alcuna comunicazione sulle sue intenzioni. Per quel che riguarda lo specifico dei missili, si appellerà alla segretezza, ma in realtà il Pd chiede un’informativa anche sulla situazione generale Russia-Ucraina. Neanche in questa formula il governo ha fissato una data. Sintomo delle difficoltà a rispondere a domande sul tema. Tra l’altro, se l’opinione pubblica frena sulle armi all’Ucraina, il fronte atlantista, da Più Europa alla parte dem che si riconosce in questo “schieramento”, fa notare che bisognerebbe fare di più e più rapidamente. Solo qualche giorno fa Filippo Sensi twittava: “Fate presto”.


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