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Cronaca di una “defezione” annunciata

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(Giancarlo Selmi) – Per l’ennesima volta ci troviamo a commentare un abbandono. Quello del Sen. Antonio Trevisi. È l’ultimo di una lunghissima teoria. Questa volta mi trova coinvolto personalmente perché, il “disertore”, non lo si può chiamare in maniera diversa, lo conosco personalmente. E con lui, nonostante alcuni dubbi iniziali, ho interloquito in più di un’occasione. Premetto che la sua decisione non mi sorprende, anzi. Ho previsto, in tempi non sospetti, quello che è puntualmente accaduto.

Ciò che però risulta imperdonabile è la tempistica (prima di un passaggio, l’assemblea Costituente, nel quale tutti potranno dire la loro, quindi avrebbe potuto farlo anche lui) e con l’utilizzo di un certo tipo di comunicazione che, quantunque percorrente il cammino già esplorato e percorso da altri prima di lui (tutti), ovvero delusione e i soliti bla bla senza dire i motivi veri della defezione, aggiunge un francamente inaccettabile vittimismo. Perché con la vigente legge elettorale sarebbe stato impossibile approdare in senato, per lui come per altri, senza i voti del gruppo politico che ha annunciato di voler abbandonare.

Quindi l’ennesimo miracolato che sputa su chi il miracolo (a suo favore) ha reso possibile. Ma a parte questo, ciò che risulta indigeribile e incomprensibile è il richiamo a un personale protagonismo attivo, all’adesione piena ai princìpi e valori del Movimento, all’essere stato in prima fila dall’inizio, da parte di chi annuncia con entusiasmo l’adesione a Forza Italia. Ovvero al gruppo politico più opposto al Movimento 5 Stelle. Anzi vera antitesi di quei princìpi e valori che il nostro dichiara di aver sostenuto. Chi ha condiviso ideali, valori e princìpi del Movimento, non può entrare in Forza Italia. Mai. Indigeribile, inoltre, il riferimento a un gruppo animato “solo” dalla “opposizione”, parlando esattamente come un Renzi o un Calenda qualunque. Cosa sosteneva, quindi? Di cosa era convinto? Cosa è cambiato nel frattempo?

Domande alle quali non avremo risposte. Domande che, però, rendono ancora più attuale l’esigenza di una discussione sulle regole che rendono facili le candidature. Sulle regole che fanno del Movimento 5 Stelle un vero e proprio “ufficio di collocamento”. Con una lunga teoria di gente in coda per candidature altrimenti impossibili. Di gente senza bandiere né convinzioni. “Carriere” che gli sbarramenti sul secondo mandato, con il conseguente turnover, rendono facili. Carriere di opportunisti che sfruttano il biglietto offerto dal Movimento, per andare a ingrassare gli avversari e le proprie aspirazioni personali.

Sarebbe veramente masochistico continuare a mandare a casa persone che, invece, hanno provato, nel tempo, di avere competenze, attaccamento e convinzioni. Vere colonne del Movimento e vere basi dalle quali ripartire. La battaglia per evitare ulteriori infiltrazioni e colonizzazioni sarà dura ma, insieme al Presidente Giuseppe Conte, verrà vinta. Siatene certi.


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