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Imane e la malafede della destra

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(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – “Il Woke distrugge i valori per cui è nato. Lo schwa? Una seria minaccia alle conquiste delle donne”. Linda Laura Sabbadini già direttrice Istat e chair del forum G20 sulla Parità di genere. “repubblica”

Lo scontro ideologico sul testosterone di Imane Khelif – la pugile algerina che venerdì ha conquistato l’oro olimpico schiantando anche l’avversaria cinese Liu Yang – dimostra a quali vertici di insensatezza possano giungere i partiti del partito preso quando si prendono a cazzotti a uso e consumo delle rispettive curve. Tra le scene più ridicole i commenti talk della ola meloniana, quella che ripete a pappagallo la balla del pugile trans (by La Russa, Roccella).

Onde sostanziare la tesi dell’invasione gender mirata alla sostituzione del tradizionale modello binario maschio-femmina con una più vasta e indefinita varietà arcobaleno dei sessi da scegliere, per i bambini, come al reparto dolciumi di un supermercato. Sull’altra sponda, a battagliare sotto i vessilli woke, i tenaci negatori dell’evidenza e dunque dell’inquietante massa muscolare della brava Imane che se non altro dovrebbe suggerire al Cio un ripensamento sui livelli dell’iperandrogenismo femminile. In mezzo, l’inclinazione molto italiana al piagnisteo: dalla Carini tramortita dalla prima sventola algerina, alla immancabile protesta contro l’arbitro venduto della pallanuoto maschile. Ogni tanto, per fortuna, qualche riflessione della ragione e del buon senso riesce a riportare il dibattito dalle nuvole della wokesfera (e dalla malafede della destra) sulla Terra. Come non essere d’accordo con la Sabbadini quando si esprime contro “l’atteggiamento dogmatico permeato di odio nei confronti dell’Occidente, senza contare che nonostante le contraddizioni e le disuguaglianze che permangono, l’Occidente è la parte in cui si vive meglio, in cui si è più liberi, e questa condizione dobbiamo tenercela stretta, perché è stata strappata con le unghie e con i denti”? O quando afferma: “la battaglia per i diritti delle persone LGBTQ+ è la mia, e così quella per i diritti di tutte le minoranze. Ma non posso accettare per metà della popolazione di questo Paese, quella femminile, l’invisibilità del linguaggio, nei media e nella società contro cui mi sono battuta per decenni. Né dalla destra più estrema con i nomi al maschile, né dal woke con lo schwa”? E, poi, due esempi che la studiosa considera inaccettabili: “il caso di J.K. Rowling attaccata dagli attivisti transgender e la manifestazione del 25 novembre scorso contro la violenza sulle donne, indetta da Non Una Di Meno, con il silenzio sulle donne stuprate e uccise il 7 ottobre da Hamas”. È il dogma dell’intolleranza, il ritorno all’illiberalismo spiegato dal filosofo di Princeton Michael Walzer: “È un fenomeno che si ripete nei momenti storici in cui la politica s’intromette nelle nostre vite. Allora s’impone la faziosità, a destra e a sinistra”. Come il caso Imane insegna.


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