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La destra di governo e l’assalto ai Giochi: adesso al Cio si apre il caso Italia

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Dal primo all’ultimo giorno la crociata contro la cultura “woke”. Roccella: “Aboliranno la distinzione tra donne e uomini”

Giorgia Meloni con la boxeur italiana, Angela Carini

(Giuliano Foschini – repubblica.it) – PARIGI — La cerimonia di inaugurazione? «Disgustosa. I francesi sono stati squallidi (Matteo Salvini, vice premier). L’incontro tra le pugili Angela Carini e Imane Khelif? «Angela incontra un trans: siamo ostaggi della politica woke» (ancora Salvini ma anche la ministra Daniela Santanchè). Infine ieri, in occasione della cerimonia di chiusura: «Andando avanti così il Cio abolirà la distinzione tra gare maschili e gare femminili, unificando le competizioni in un unico genere “neutro” (la ministra Eugenia Roccella a cui prenderà un colpo nel sapere che sì, a Los Angeles, nel tiro, specialità dove le donne spesso sparano meglio degli uomini, potrebbero esserci gare open, aperte a tutti, come tra l’altro accadeva trent’anni fa).

Messe in fila le parole, il racconto che la destra del governo Meloni ha offerto di queste Olimpiadi francesi non lascia spazio alle interpretazioni: seduta, sola, sulla sedia della destra mondiale va allo scontro “culturale” con la Francia di Emmanuel Macron e con il Cio di Thomas Bach. Ma contro il primo assume una posizione di politica estera dove, in fondo, lo sport è un tavolo come un altro, ed è noto che i rapporti tra i due governi sono accidentati. Lo scontro con il secondo pone invece un problema più complesso perché rischia di lasciare degli strascichi importanti con il Cio. Al Comitato internazionale non è sfuggito che alcune posizioni italiane – le sole nel panorama: nemmeno l’Ungheria di Viktor Orbán è arrivata a tanto – sono state la copia carbone rispetto a quelle dei grandi nemici, come la Russia di Vladimir Putin. E inoltre hanno messo costantemente in discussione la carta olimpica, «che è un po’ la nostra Costituzione» spiega a Repubblica una fonte del Comitato.

Ha contestato la politica, ma anche lo sport: la pallanuoto del presidente Paolo Barelli (deputato di Forza Italia) che si mette di spalle, magari anche per una giusta protesta, contro gli arbitri, si mette di spalle alle Olimpiadi. «Perchè una cosa è contestare, un’altra è mettere costantemente in discussione i principi base del Comitato. L’Italia è stata la sola a muoversi in questa direzione. E questo non può che aprire una riflessione nel futuro». A inquietare Ginevra è anche il comportamento di alcune federazioni, su tutte la boxe: la decisione di Angela Carini di non combattere è un punto di non ritorno. Come lo sono le parole di Franco Falcinelli, l’uomo forte del pugilato italiano, che ha definito un «benefattore» il presidente russo dell’Iba, Kremlev, nemico numero 1 del Cio. Ammettendo che la sua Iba, fuori dal Comitato olimpico, finanzia gli atleti italiani.

Tutto questo la premier Giorgia Meloni lo sa. E, infatti, ha cercato una toppa. Quando è volata a Parigi, di ritorno dalla Cina ha rinunciato ad accompagnare sua figlia a Eurodisney per incontrare, anche in vista dei Giochi di Milano-Cortina, Bach (tenendo fuori dalla porta, se non per i saluti iniziali di qualche minuto, il presidente Giovanni Malagò): ha chiesto formali rassicurazioni sulle norme di genere per l’accesso alle competizioni e Bach non ha potuto che confermare le policy Cio.

Ma soprattutto ha voluto porsi come un’interlocutrice affidabile. Ed effettivamente i rapporti personali tra i due sono eccellenti. Il problema è che il Cio funziona molto poco con le persone e tanto con le procedure: Bach ha annunciato la sua non ricandidatura e, dunque, chi arriverà dopo di lui troverà un dossier sui rapporti con l’Italia per nulla lusinghiero, con tutti i contrasti rispetto alla carta olimpica emersi in queste settimane. E certo non aiuta quello che è accaduto nelle ultime ore con le dichiarazioni della ministra Roccella. E del solito Roberto Vannacci, che se non fosse deputato europeo di un partito di governo, resterebbe soltanto una macchietta. Parlando come fosse una carta copiativa russa, ieri ha detto di Paola Egonu, migliore giocatrice del torneo: «Complimenti, ma ribadisco che i suoi tratti somatici non rappresentano la maggioranza degli italiani». «Non è vero, non può aver detto così» dicevano ieri sera dalla delegazione di Los Angeles, dove tra quattro anni si sposterà il mondo. Invece, lo ha detto.


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