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Ora Forza Italia e Lega aprono sui fondi pubblici ai partiti. E l’Europa incalza sulle lobby

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In Senato la proposta firmata dai big del Pd. Meloni valuta la stretta alle donazioni private

Ora Forza Italia e Lega aprono sui fondi pubblici ai partiti. E l’Europa incalza sulle lobby

(di Lorenzo De Cicco e Antonio Fraschilla – repubblica.it) – L’intreccio politico-affaristico svelato dall’inchiesta ligure fa riaffiorare, a destra come a sinistra, la voglia di finanziare coi soldi pubblici i partiti. Voglia di restaurazione, dopo la riforma del 2013, governo Letta, che azzerò quei fondi, limitando gli introiti delle forze politiche al 2xmille. E costringendo i partiti a puntare tutto sulle sovvenzioni private. Da qui a dire che restaurazione sarà, ce ne vuole. Ma in Parlamento se ne discute. Chi con più convinzione (il Pd e Forza Italia), chi con aperture morbide (la Lega), chi con attendismo tattico (FdI). È comunque una novità, visto che l’idea, fino a qualche mese fa, sarebbe stata cestinata in partenza, perché in contraddizione con le pulsioni anticasta che negli ultimi due lustri hanno fatto breccia un po’ dappertutto, nel Palazzo. Perfino Giorgia Meloni sarebbe disponibile ad approfondire il ddl presentato l’altro ieri da Carlo Calenda, che in attesa di una riforma complessiva, propone intanto una stretta sulle donazioni private. Facendo sì che i titolari d’impresa incompatibili con cariche elettive (quindi con appalti pubblici come business prevalente) non possano finanziare i partiti e i loro candidati. Il leader di Azione ha spedito la proposta alla premier. Che informalmente non avrebbe chiuso, dicendosi disponibile a valutarla.

È la politica che cerca di uscire dall’angolo. E che in parte prova a rispondere alle stoccate che continuano ad arrivare dall’Europa. Perché l’Italia è una anomalia, sul fronte del finanziamento ai partiti, dei conflitti d’interesse dei parlamentari e delle lobby. Lo ha messo nero su bianco il Greco, l’organismo anticorruzione del Consiglio d’Europa che qualche mese fa ha spedito all’Italia una serie di «raccomandazioni» alle quali il nostro Paese non ha dato una risposta chiara. Sul fronte del finanziamento ai partiti basta un raffronto con altri grandi Paesi Ue per fare emergere l’anomia italiana. Germania e Francia hanno ancora in piedi un sistema pubblico e regole stringenti per le donazioni dai privati. In Italia invece non sono previste incompatibilità di alcun tipo: un’impresa che ha un appalto con Comuni, Regioni o ministeri può finanziare sindaci, governatori e parlamentari. Non a caso si registra un boom di donazioni da parte delle imprese agli amministratori locali, come ai partiti al governo: Lega, FI e FdI.

Il Greco ha bacchettato sei mesi fa l’Italia pure sul finanziamento diretto dei privati a senatori e deputati. Raccomandando di «elaborare un insieme definito di limitazioni in materia di sovvenzioni, doni, ospitalità e favori e di garantire la corretta comprensione e la corretta applicabilità del sistema». Nell’ultima relazione, l’Anticorruzione europea ha chiesto al nostro Paese anche «di adottare norme chiare ed effettivamente applicabili in materia di conflitto di interesse dei parlamentari».

L’altro tasto dolente sono le lobby. Il Consiglio d’Europa «raccomanda di rafforzare le norme applicabili alle relazioni dei deputati con i rappresentanti di interessi (lobbisti) che mirano ad influenzare il processo legislativo». Un monito finora caduto nel vuoto, perché «non sono stati compiuti progressi tangibili».

In attesa della stretta, si ragiona di ritorno al finanziamento pubblico. In Senato sono terminate le audizioni sulla proposta di legge del dem Andrea Giorgis, firmata da tanti big del partito, da Dario Franceschini ad Antonio Misiani, al tesoriere di SchleinMichele Fina. Il disegno chiede di raddoppiare il fondo del 2xMille, da 25 a 45 milioni, e in più di cambiare il meccanismo: ai partiti non andrebbero solo i soldi di chi sceglie una forza politica, ma anche il cosiddetto “inoptato”, insomma tutta la torta. Sembrava un ddl di testimonianza. Invece arrivano aperture da destra. «Io sono favorevole al ritorno del finanziamento pubblico – dice il capogruppo di FI, Maurizio Gasparri – Anche se non so se passerà, purtroppo la furia iconoclasta non si è spenta». Per la Lega, il vice-segretario Andrea Crippa, parlando con Repubblica, si dice possibilista: «Se i finanziamenti privati non vanno più bene, bisogna ragionare su come sostenere i partiti: 2xMille, rimborsi, ritorno alle vecchie regole. Non vedo altre vie». FdI, col senatore Andrea De Priamo, mesi fa ha presentato un ddl sui partiti, ma parlava solo di maggiore trasparenza. Però la vicenda di Genova ha indotto qualche riflessione, anche a via della Scrofa. All’opposizione, Matteo Renzi non è per cambiare la legge, ma il suo tesoriere Francesco Bonifazi sì. Mentre i 5S resteranno sul no. Tutti i partiti però sono d’accordo su un punto: se ne parlerà dopo le Europee.


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