Saremmo pronti a pagare se ci facessero assistere alle prime riunioni riservate di “Europa sovrana”, nuova creatura politica del generale Roberto Vannacci. Perché già dai nomi dei predestinati si sente come un’eco della parodia nella parodia che noi dell’antica

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – “Io della linea del partito me ne frego. È arrivato il momento di entrare ‘n azione: un pugno d’omini decisi e tutti ci verranno dietro. Chi per fede, chi per interesse, chi per paura. È questa la mi’ linea. E, stappativi l’orecchi, la vojo seguì fin’ in fondo”. L’onorevole Giuseppe Tritoni (Ugo Tognazzi) in “Vogliamo i colonnelli” di Mario Monicelli
Saremmo pronti a pagare se ci facessero assistere alle prime riunioni riservate di “Europa sovrana”, nuova creatura politica del generale Roberto Vannacci. Perché già dai nomi dei predestinati si sente come un’eco della parodia nella parodia che noi dell’antica generazione cresciuta sulle battute di “Alto Gradimento” abbiamo subito riconosciuto. Quel “camerata” Fabio Filomeni, ex tenente colonnello della Folgore che incita gagliardo e tosto: “Forza generale, siamo con te!”, non sembra uscito dalla fantasia lavativa di Mario Marenco, tale e quale il generale Damigiani (ma forse un po’ meno “rinco”)? E il coordinatore Luca Tadolini “neofascista emiliano, specializzato in revisionismo storico” (La Repubblica) non ha un profilo simile a Ermanno Catenacci, il federale fascista che raccontava ad Arbore e Boncompagni fantasmagorici retroscena sulla vita del Duce? Se fossi ammesso nel loro cerchio magico-mimetico suggerirei di rafforzare l’ideologia vannacciana attingendo direttamente alla sceneggiatura dei “Colonnelli” scritta da Age e Scarpelli, che dalla fauna comico-golpista avevano estratto strepitosi personaggi da fascismo eterno. Dal cattivissimo Tarcisio “Ciccio” Introna, il braccio destro di Tritoni, a Franz Cavicchia, detto “Nerchia”, cintura nera di karate che tuttavia non partecipa al “putsch”. A cui preferisce la compagnia di Marcella Bassi-Lega, figlia ninfomane del decrepito generale che morirà d’infarto mentre il Tritoni si dà da fare con la signora. Sesso del resto immancabile nelle virilissime congreghe dove è lo stesso Stato maggiore a sfidarsi, prove alla mano, per fugare qualsiasi dubbio di far parte (orrore!) del mondo al contrario (Vannacci: “Non ho problemi a slacciarmi i pantaloni per dimostrare di essere uomo”, e dai!). Anche sul manifesto fondativo Monicelli, era il lontano 1973, aveva visto lungo: “Ordine, Obbedienza, Disciplina! Basta con l’antistorica uguaglianza. Ma che vuol dire? Ma perché un ingegnere deve essere uguale a un muratore… madonna di Dio! Soltanto i coglioni sono uguali”. Tolto il bestemmione siamo convinti che i Filomeni e i Tadolini concordino. Purtroppo, temiamo che ci sarà poco da ridere perché, a differenza del povero Tritoni, il generalissimo (che della linea della Lega “se ne frega”, come quell’altro) può contare su vasto e agguerrito seguito. Infatti, 300 mila copie e 500 mila voti hanno una potenza di fuoco iniziale tale da compattare e infiammare i manipoli sparsi dell’estrema destra italica. Il che rovescerebbe il senso della frase attribuita a Karl Marx, secondo cui la storia si ripete sempre due volte. Nel nostro caso, prima come farsa e poi come tragedia.