
(Tommaso Merlo) – Conte e Grillo litigano per qualcosa che non esiste più. Questo mentre in Italia siamo rimasti senza opposizione, senza nessuno da votare e col mondo che va a rotoli. Più che far volare gli stracci, tra i due reggenti sarebbe più dignitoso un sereno addio. Conte e suoi seguaci sfruttino il congresso alle porte per fondarsi il loro nuovo partito scegliendosi nome e simbolo, mettendo il limite a venti mandati ed insistendo con la corte al Pd sperando nel fatidico sì da parte dei dinosauri progressisti. Non c’è nulla di male e nemmeno di nuovo. Conte ha del seguito personale residuo e in quel che resta del fu Movimento c’è da sempre un’ala più governista e carrierista che spinge per la normalizzazione. Che coronino i loro sogni e che Grillo si metta il cuore in pace. Il Movimento è finito da mo’. È finito nel paese ed è lì che finiscono i movimenti. Non è questione di scartoffie, immagine e ortodossia, ma di sostanza politica. Ed è questo che entrambi i reggenti sembrano non capire. Un conto sono i militanti e le curve, un conto è la gente comune, quei milioni di persone che hanno votato il Movimento in passato e non lo faranno mai più perché sono rimasti delusi o addirittura si son sentiti traditi. Cittadini che volevano ribaltare il sistema come un calzino e si son ritrovati al governo con Draghi e Berlusconi, passando dalla rivoluzione a cooperare coi propri nemici per la restaurazione. Scene storicamente inedite. E una volta persa la credibilità, è per sempre. A volte il voto ideologico torna, ma quello di protesta no. Ed anzi, sovente ti si ritorce contro. La probabilità che risorga il Movimento come lo conoscevamo è pressoché nulla ed entrambi i reggenti dovrebbero prenderne atto. Conte finalizzando il suo partitino, Grillo ritirandosi a rimembrare i bei tempi che furono. Altro che stracci, un sereno addio a conclusione di una bella stagione politica finita miseramente. Il problema vero adesso è cosa fare. L’Italia è senza opposizione politica, non esiste cioè un movimento radicato nel paese con una visione alternativa. E siamo al punto che la metà dei cittadini non vota perché schifata dalla vecchia partitocrazia, un bacino enorme ed unica speranza affinché nascano nuovi movimenti all’altezza dei tempi e delle sfide. Il mondo sta andando a rotoli e ci sarebbe bisogno di politica e partecipazione più che mai, ma molti si sono arresi o pensano agli affari propri ed altri attendono proposte degne di essere sostenute. Non facile. Siamo vittime di una tendenza comune in tutto l’Occidente, governi che cambiano colore ma non sostanza, coalizioni che in campagna elettorale fingono di essere agli antipodi del creato ma una volta con le chiappe sul velluto si rivelano essere siamesi. Da Roma fino a Washington passando per Bruxelles, tanto rumore per nulla. Una politica tutta marketing che sfrutta vecchi rigurgiti ideologi per fingere differenze e alimentare contrapposizioni, ma che alla fine cavalca all’unisono lo stesso imperante sistema neoliberista invece di sfidarlo ed è per questo che non cambia mai nulla. Una politica codarda ed ipocrita che si accoda al vero potere dietro le quinte, che serve le lobby e le logiche di mercato invece di rimettere in discussione un modello economico e sociale che ci sta portando all’autodistruzione interiore e planetaria, invece di puntare ad un nuovo paradigma con al centro i cittadini e una vera qualità della loro vita, che argini la macellazione capitalistica della società e della vita delle persone, che garantisca giustizia sociale e fermi l’autodistruzione ambientale e guerrafondaia. Impresa titanica che solo una forza politica estranea al sistema e pienamente libera e disinteressata può tentare. L’unica speranza proviene da oltre la metà degli Italiani che schifa l’offerta politica vigente, un bacino immenso da cui potrebbero nascere nuovi progetti di reale opposizione e con l’ambizione di generare vero cambiamento.