
(Giancarlo Selmi) – Giorno dopo giorno il romanzo pentastellato si arricchisce di nuovi, inaspettati, ma non per questo meno appassionanti sviluppi. È venuto il turno di un altro protagonista, tal Marco Bella. Il quale in un post inviato a FQ, ha voluto dire la sua. Opinioni legittime anche se non condivisibili, per carità. Ma che non fanno altro che marcare differenze già note ai più, aggiungendo nulla a un dibattito già di per sé surreale. Ventilando la gola parlando di decisioni ancora mai prese e riducendo il tutto a uno scontro sul limite dei mandati, peraltro dei soli parlamentari.
Posto così il problema diventa una disarmante fake. La cosa è e sarà ben più complessa. Il nostro esprime contrarietà, come al solito dogmatiche, senza argomentare se non con le solite frasi fatte e una accorata difesa di Grillo. Il tutto in un momento in cui sarebbe auspicabile il contrario. Cioè la calma e l’unione in un processo di discussione che vedrà tutti, compreso lui, coinvolti nel processo decisionale.
Ma, dico io, non si può discutere con serenità di quello che può migliorare e fare crescere la nostra comunità politica? Tridico oggi ha detto un’ovvietà: nel Movimento 5 Stelle decidevano tutto in due. La tanto sbandierata democrazia dal basso non ha mai funzionato, checché ne dicano regolamenti, dichiarazioni d’intenti e persone. Nell’unico e rivoluzionario momento in cui tutti gli iscritti vengono coinvolti veramente nel processo decisionale, fatto unico in Italia e fuori, qualcuno cerca di minare e renderne difficile il percorso. A Bella va aggiunto Toninelli, che ormai esterna più di un allenatore di calcio, e qualche espulso da Grillo e Di Maio.
Di cosa ha paura tutta questa gente? Della discussione? Ma come, chiedo, non dovrebbe essere uno, forse l’unico, dei princìpi veramente non negoziabili? Come possa essere possibile che non si accetti un processo democratico, rimane cosa misteriosa. Il volante vero è l’odio che tutta questa gente nutre per Conte. Un odio antico, anche da parte di quelli che vennero cacciati a calci in culo dal “garante” e dal suo fido figlioccio. Ebbi un colloquio telefonico con uno di loro che, un paio d’anni fa, su Conte, sputò puro veleno. I motivi? Nulla. Odio fine a sé stesso con nessuna cosa, un atteggiamento, un fatto concreto che lo motivasse. Oggi lo ritrovo firmando un appello contro Giuseppe Conte.
Ma, forse, un motivo c’è. Giuseppe Conte è stato sottovalutato. Sempre. Volevano sfruttare la sua immagine per i loro comodi, a cominciare da Di Maio, usarlo come un bel soprammobile. Non avevano previsto che il presunto “soprammobile” era 10.000 volte meglio dei presunti “maneggiatori”. Se ne sono accorti tardi. Volevano avere il timone, sono stati scalzati da un guidatore migliore di loro. E così ci spieghiamo come “la democrazia totale e dal basso” faccia paura e interessi meno di altri cosiddetti “princìpi fondativi”. L’obiettivo era e rimane Conte.