Lo scontro tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo arricchisce il dibattito pubblico nella misura in cui induce a riflettere sulle caratteristiche generali della società italiana.

(Di Alessandro Orsini – ilfattoquotidiano.it) – Lo scontro tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo arricchisce il dibattito pubblico nella misura in cui induce a riflettere sulle caratteristiche generali della società italiana. Entrambi i contendenti esibiscono argomenti validi. Analizzerò prima quelli a favore di Grillo, poi quelli a favore di Conte. Infine, proporrò una mediazione possibile che superi la tesi e l’antitesi in una sintesi politica superiore.
Le ragioni più forti di Grillo sono tre. La prima è che l’abolizione della regola del secondo mandato trasformerebbe il Movimento 5 Stelle in un partito “come tutti gli altri” senza garanzie di surclassare gli avversari. La regola dei due mandati induce i cittadini comuni a credere che militare nel Movimento 5 Stelle offra maggiori probabilità di ascesa individuale e, quindi, di mobilità ascendente. In una società individualista non è poco. Il limite dei due mandati apre spazi enormi di protagonismo a tanti italiani anonimi che possono contare soltanto sul proprio impegno.
La seconda ragione sono il simbolo e il nome che, secondo Grillo, non devono cambiare. Grillo ha ragione? Molti cittadini cercano punti di riferimento forti e fermi. Viviamo in una società post-moderna. Una delle caratteristiche della postmodernità è la “fluidità”: tutto è relativo, soggettivo, ibrido, incerto, ambivalente, incoerente, ambiguo e confuso. Tuttavia, molti individui non amano la fluidità come condizione esistenziale permanente. Giorgia Meloni l’ha capito molto bene. Questa è la principale ragione culturale per cui “Giorgia” non cancella la fiamma tricolore dal simbolo del suo partito. Molti elettori di Fratelli d’Italia non si riconoscono nella storia del Movimento Sociale Italiano, ma apprezzano che Meloni mantenga un riferimento forte nel passato, qualunque esso sia. A molti elettori di Meloni piace il passato, inteso come ancoraggio esistenziale, non il fascismo. La fiamma tricolore è un simbolo potentemente moderno come la falce e il martello. La presenza della fiamma tricolore esprime una forma di rifiuto verso la società “fluida”. Si tenga presente che la società postmoderna piace soprattutto a chi possiede le risorse per cogliere le opportunità offerte dalle sue incertezze. La fluidità promuove alcuni gruppi sociali e ne penalizza altri. La postmodernità crea persone felici e infelici; arricchisce e impoverisce; entusiasma e deprime. La postmodernità è amata e odiata perché si abbatte in modi diversi sulle persone. Alcune vengono schiacciate; altre vengono innalzate.
La terza ragione in favore di Grillo è il nome del movimento, per le ragioni di cui sopra. Il nome è il pilastro dell’identità. Non a caso, gli uomini e le donne che cambiano la propria identità cambiano anche il nome.
Le ragioni in favore di Conte sono altrettanto numerose.
La prima è che la regola dei due mandati è devastante per la professionalizzazione politica del Movimento 5 Stelle. Siccome la regola dei due mandati consente persino agli inesperti di diventare parlamentari, gli eletti smettono di essere eleggibili quando sono diventati esperti. L’esperienza che conta in politica non è soltanto quella relativa ai regolamenti parlamentari. È soprattutto la conoscenza dei problemi della società e delle loro cause. La società postmoderna è fondata sulla conoscenza. I politici che sanno poco diventano un peso per il loro partito. Si espongono a ingenuità, errori e figuracce che fanno perdere voti. Ma l’aspetto più disfunzionale del limite dei due mandati è che “uccide” gli amministratori locali talentuosi. Un ragazzo eletto due volte nel consiglio comunale di una cittadina perde la possibilità di essere eletto in un’assemblea di rango superiore. Due mandati al consiglio comunale di Ravenna e poi basta. E magari stiamo parlando di un assessore che viene messo a riposto a soli 35 anni avendo tantissimo da dare. La replica di Grillo è che questo ragazzo può dare tanto senza essere eletto. Ma la politica è cambiata rispetto agli anni Settanta. Gli eletti contano molto; i militanti molto poco. E siccome il bisogno di sentirsi importanti, come insegna Arie Kruglanski, è un bisogno psichico insopprimibile in ogni essere umano, ecco che la regola dei due mandati mostra le sue disfunzioni. Quanto al nome e al simbolo, Conte pensa forse di cambiarli perché la discesa al 10% alle Europee gli suggerisce di proporre cambiamenti radicali. Le altre ragioni forti di Conte sono il suo amore per il Movimento 5 Stelle e la volontà di fare di tutto per rilanciarlo.
La sintesi migliore è la migliore mediazione. Grillo potrebbe essere accontentato su nome e simbolo, che non mutano. Quanto alla regola dei due mandati, Conte può essere accontentato mantenendola soltanto per i parlamentari. A tutti gli altri eletti dovrebbe essere offerta la possibilità di passare da un’assemblea di rango politico inferiore a una di rango superiore e viceversa. Ad esempio, dopo avere svolto due mandati nel consiglio comunale di Ravenna, l’eletto del Movimento 5 Stelle dovrebbe avere la possibilità di ricoprire due mandati nel consiglio provinciale e così via fino in Parlamento. I parlamentari che abbiano svolto due mandati in Parlamento dovrebbero avere il diritto di essere rieletti nelle assemblee di rango politico inferiore nel nome di una mobilità discendente virtuosa.