
(Giancarlo Selmi) – A prescindere dalle decisioni che si prenderanno in riferimento al limite dei mandati, non si può prescindere da una seria riforma di tutto quello che regolamenta la selezione della classe dirigente. Mi riferisco alle auto-candidature e al voto sulla piattaforma per stabilire i candidati. I famosi click. È curioso che, in ogni occasione in cui si avvicinava una scadenza elettorale importante, parlamento nazionale ed europeo, nei mesi antecedenti si sia assistito a un forte aumento delle iscrizioni.
È altrettanto singolare che il numero dei votanti nelle parlamentarie, triplichi, quadruplichi o ancora di più, quello di altre votazioni altrettanto o addirittura più importanti. È una sproporzione molto grande per non essere rilevata. E per non suscitare qualche sospetto. L’assenza di controlli è stata grave e ha prodotto gravi vulnus nell’azione politica del Movimento.
Basti pensare alla scorsa legislatura quando, a prescindere dal primo o secondo mandato (moltissimi erano al primo), oltre 200 parlamentari, eletti con i voti del Movimento, sono passati ad altri schieramenti, soprattutto di destra. Senza, in quel momento, circa 150 defezioni, il Conte due non sarebbe caduto. E questo è solo un esempio. Il click garantisce ben poco, men che meno la qualità dei soggetti che mandiamo in parlamento. I risultati sono evidenti.
Con una legge elettorale che garantisce l’elezione ai primi in elenco nel listino, i click devastano. Inoltre, nessuno può giurare che pacchetti di voti virtuali, non precisamente corretti, non siano ancora controllati da transfughi cinque stelle, passati a partiti della destra. Questo diventerebbe uno strumento in mano di qualche cambiacasacca per infiltrare qualcuno e farlo eleggere. Garantendo e regalando, in forma surrettizia e truffaldina, con i voti del Movimento, parlamentari agli avversari dello stesso Movimento.
I click falsi o a nome di gente che il Movimento non sa neppure cosa sia, qualora esistenti ma, vista la delicatezza della cosa basta il sospetto, è molto probabile che abbiano mandato in parlamento un sacco di gente, con i risultati noti a tutti. Occorre abbandonare il sistema o riformarlo profondamente. Continuando a chiamare la base a decidere, ma facendolo “de visu”, in presenza. Il metodo può essere quello delle assemblee, dei congressi territoriali, o qualunque altro. Ma non può prescindere dal contatto fisico con il votante.
Abbiamo già dato.