Alleanze impossibili – Due regioni e almeno cinque città. Il fu rottamatore governa con quelli che dice di voler mandare a casa

(Di Ilaria Proietti – ilfattoquotidiano.it) – Promette di fare il bravo e di dare pure una prova d’amore ritirando il suo assessore (che va detto, lo ha già spernacchiato) alla corte del sindaco di Genova, Marco Bucci. Epperò il tentativo di Matteo Renzi di sedersi al tavolo del centrosinistra in Liguria non cancella la sua fama di scorpione, né i doppi e tripli forni attraverso cui in giro per l’Italia ha favorito più e più volte i candidati del centrodestra, anche in sfide campali. Birichinate? Errori di gioventù? Non proprio se si pensa che Italia Viva (insieme ad Azione) ha portato in dote un pacchetto di voti utilissimi per la rielezione di Vito Bardi di Forza Italia in Basilicata: era appena cinque mesi fa quando il Nostro, galvanizzato dai risultati, lasciava intendere che il vero campo largo era quello con Meloni&C.
Ma la manovra di avvicinamento, invece era iniziata già l’anno prima quando il centrodestra aveva vinto con Renzi nel ‘laboratorio’ del Molise riuscendo a eleggere presidente della regione l’altro azzurro Francesco Roberti nel primo test per gli equilibri post Berlusconi.
A guardare bene, tra appoggi diretti o sotto mentite spoglie civiche, le sponde con il centrodestra che oggi Renzi è pronto a rinnegare non sono certo episodiche. Anche se il meglio lo ha dato giocando a un gioco ancora diverso: a Firenze, rifiutando di dare il suo appoggio personale a Sara Funaro del Pd, a Perugia facendo sudare fino all’ultimo la candidata di centrosinistra o come a Bari, lasciando alla fine libertà di coscienza. Ma qui più interessano le “svolte” a destra. A giugno dell’anno scorso, per dire, ha appoggiato a Brindisi Pino Marchionna con il dichiarato intento anche di far dispetto a Michele Emiliano che Italia Viva vorrebbe da tempo rottamare in Puglia. E che dire di Rieti? Lì nel 2022 il sindaco Fratelli d’Italia, Daniele Sinibaldi, era riuscito a superare la soglia del 50 per cento ed evitare il ballottaggio, grazie al cartello messo in piedi da Italia Viva e Cambiamo, il partito di Giovanni Toti per la cui successione in Liguria Renzi oggi s’offre al centrosinistra. E ancora. Sostegno di Iv ad Ascoli a favore di Marco Fioravanti di Fratelli d’Italia anziché di Emidio Nardini del centrosinistra e stesso lavoretto per il candidato di centrodestra Gian Luca Zattini eletto sindaco a Forlì. Per tacere di Palermo dove l’appoggio c’è eccome: chi sarebbero se non renziani i cinque eletti della lista Lavoriamo per Palermo? “Il progetto politico costruito in questi anni con il sindaco si rafforza. Lagalla e la squadra che ha messo in campo stanno facendo uno straordinario lavoro”, ha detto a dicembre Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera che è presidente del partito in Sicilia: a marzo 2024, Fabrizio Ferrandelli, nel frattempo entrato in Iv, è stato nominato pure assessore. Per tacere di realtà più piccole: già candidato sindaco di Iv e Azione Fausto Servadio è ora assessore del sindaco di centrodestra Ascanio Cascella a Velletri e allo stesso modo Ambra Torresi è entrata nella giunta di Agliana nel Pistoiese anche se il caso più particolare è Rozzano nel Milanese dove il sindaco di centrodestra Gianni Ferretti ha fatto un cambio in corsa: dentro Italia Viva, fuori la Lega.
Non sempre le ciambelle hanno prodotto il buco sperato, ma la sostanza non cambia: a giugno, a dispetto dell’appoggio “convinto” al candidato di destra Aldo De Benedettis, ha poi prevalso a Campobasso Marialuisa Forte e lo stesso è accaduto a Cesena dove il candidato di centrodestra sponsorizzato da Renzi ha dovuto cedere a Enzo Lattuca. E che dire dell’appoggio al primo turno dato a Flavio Tosi a Verona? Nello stesso 2022 a Catanzaro l’appoggio non era servito a eleggere sindaco Valerio Donato, sostenuto anche da Lega, Forza Italia e Udc. Lucca invece era stata consegnata al fotofinish a Mario Pardini, campione del centrodestra e CasaPound per un “incidente”: era successo che Pardini al secondo turno si era avvantaggiato dell’appoggio del direttore di orchestra Alberto Veronesi, candidato sindaco da Vittorio Sgarbi, Renzi e Calenda. Che poi, almeno lui, s’era almeno affrettato a chiedere scusa.