
(Tommaso Merlo) – L’esercito israeliano si conferma il più morale del mondo. Negli ultimi giorni ha sparato raffiche di mitra contro veicoli delle Nazioni Unite al lavoro e bombardato un intero convoglio umanitario intento a consegnare materiale per gli ospedali di Gaza. Tra le decine di vittime innocenti spicca Medo Halimy, una giovane star dei social colpevole di mostrare a milioni di follower la sua vita tra le tende ma soprattutto che non tutti i palestinesi sono terroristi come vorrebbe far credere la propaganda. Come facevano i regimi del secolo scorso che usavano fare di ogni erba un fascio e additavano i nemici come fonte di ogni male in modo da giustificare ogni atrocità. Una storia che si ripete. Perché non è possibile sterminare 17.000 bambini per sbaglio oltre che migliaia di donne e uomini innocenti, lo dicono gli esperti militari oltre che il buonsenso. Da mesi l’esercito israeliano spara nel mucchio con una potenza di fuoco impressionante, come se l’obiettivo fossero in realtà tutti i palestinesi e come se fossero tutti terroristi. Altra tecnica propagandistica da secolo scorso, quella di attribuire ai nemici le proprie caratteristiche. Palestinesi tutti spacciati come efferati terroristi quando in realtà vengono terrorizzati loro ed addirittura sterminati in violazione palese del diritto internazionale. Nel frattempo a Gaza dovrebbe partire la vaccinazione contro la poliomielite di 640.000 bambini sopravvissuti. E dato che gli sfollati vengono fatti spostare di continuo come mandrie di bestiame e bombardati, sono previsti dei giorni di pausa nei combattimenti. Quanto ai negoziati per il cessate il fuoco siamo allo stallo perché quel macellaio di Netanyahu insiste nel voler controllare il confine tra Gaza ed Egitto, perfino i suoi ministri ormai lo prendono a male parole mentre i parenti degli ostaggi si faranno una cerimonia di commemorazione per i fatti loro talmente sono imbestialiti. Le condizioni igieniche ed alimentari tra le macerie e le tende rimangono tragiche, gli operatori che tornano da Gaza descrivono scene infernali eppure in Occidente molti riescono a fregarsene. Questo anche grazie ad un altro trucco della propaganda da secolo scorso, lo sfruttamento di pregiudizi nazionali o culturali o religiosi che favorisce la deumanizzazione del nemico, il ridurlo ad una impersonale categoria astratta ed ostile per cui non provare nessuna pietà. I palestinesi vengono fatti percepire come arabi e musulmani e quindi lontani e diversi, non come esseri umani come tutti gli altri. E mentre la vita a Gaza non vale più niente, Kamala Harris ha concesso la sua prima intervista televisiva. Dalle sghignazzate fragorose da comizio, è tornata ai toni da maestrina frustrata che l’hanno resa odiosa a mezza americana prima che venisse miracolata dalla morte celebrale del povero Biden. Al di là delle solite promesse a vanvera di cambiare il mondo, Kamala Harris era attesa al varco di Gaza e con una agghiacciante disinvoltura ha ripetuto il solito copione. Anche qui con tecniche propagandistiche da secolo scorso. Bugie semplici per essere comprensibili dalle masse e ripetute all’infinito finché diventano verità. Come quella del diritto di Israele a difendere le terre rubate ai palestinesi, come se Israele fosse la vittima e non l’invasore e come se i palestinesi non avessero anche loro il diritto a difendersi. I regimi del secolo scorso avevano capito che più le bugie propagandistiche sono assurde, più hanno paradossalmente possibilità di radicarsi nell’opinione pubblica. Kamala ha ovviamente citato commossa l’attacco del 7 ottobre come se tutto fosse iniziato quel giorno e non nel 1948 ed ha ricordato violenze e stupri sorvolando su quelli subiti dai palestinesi in maniera esponenziale da undici mesi. Tutto ridotto a due domandine rapide e senza nessun approfondimento. Altra tecnica propagandistica da secolo scorso. Evitare di analizzare argomenti scomodi e limitarsi a ripetere frasi fatte testate. Kamala ha anche confermato che non cambierà di un millimetro la politica di Biden e continuerà a mandare soldi ed armi ad Israele. Nessuna sorpresa ed ora la palla passa agli americani. Tutto dipenderà da quanto la propaganda pro Israele reggerà davanti ad un genocidio e alla mobilitazione mondiale. Trump è un vecchio narcisista patologico a fine corsa tempestato di condanne e di processi e tradito perfino dai suoi, eppure se la gioca ancora. Kamala Harris ha recuperato ma non sfondato nei sondaggi e se l’inferno di Gaza dovesse mettere a rischio la sua poltrona, la vita a Gaza potrebbe tornare a valere qualcosa e la verità riemergere da decenni di propaganda.