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Caro Beppe Grillo guardati allo specchio

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(Gioacchino Musumeci) – L’incanutito garante del Movimento 5 Stelle ha pubblicato sul suo blog un post dal titolo “Repetita Jiuvant”. L’estrema banalità del contenuto autocelebrativo lascia ben poco spazio all’idea che la vecchiaia porti saggezza perché il concetto non vale per Beppe Grillo.

L’elevato al disopra di ogni sospetto scrive: “ Sapevamo – riferendosi a Roberto Casaleggio- fin dall’inizio che il pericolo di cadere nello stesso tranello- Grillo intende per tranello curare i propri interessi piuttosto che quelli dei cittadini che si rappresentano – incombe su ogni forza politica, perché ogni rappresentante tende inevitabilmente a mettere se stesso al centro, sacrificando l’interesse collettivo. È una storia vecchia quanto il mondo: da secoli le comunità si ingegnano per trovare regole che possano arginare questa deriva.”

Il poro Beppe, assertivo come sempre, si chiama fuori dalla regola poiché egli fa eccezione: dobbiamo credere che oltre essere immunizzato contro i vizi politici, non è stato eletto, perciò non rappresenta cittadini.

Allora la questione si riduce a chi rappresenta Beppe Grillo, ovvero: è davvero necessario essere eletti per cadere nel vizio consolidato dell’egoismo? Ovviamente no poiché opportunismo ed egoismo prescindono da qualsiasi carica pubblica, sono attributi che ciascuno di noi possiede in varia misura. Perciò la premessa della tesi è inconsistente e nulla vieta di pensare che Grillo per primo voglia curare i proprio guadagni personali.

Secondo punto: Grillo considera imprescindibili regole che solo lui, secondo un postulato che Giuseppe Conte pur tardivamente ha messo in discussione, può garantire. Ebbene è quasi scioccante che l’elevato, la rarefazione dell’aria gioca brutti scherzi, non si avveda del fallimento intrinseco a regole inutili. Con tutti i vincoli di sorta contenuti in un movimento rivoluzionario, almeno così ne sentivamo parlare, decine e decine di deputati hanno detto “CIAO BEPPE” dopo essere stati prima imbarcati e poi eletti senza alcun criterio utile alla nazione. Ciò mentre il garante dei valori imprescindibili si crogiolava nella magnificenza dell’ego spropositato che oggi che gli impedisce di godersi la pensione.

Grazie allo spettacolo indecoroso offerto dai numerosi transumanti pentastellati, teoricamente limitati dalla regole ma oggi accolti altrove, l’elettorato italiano ormai svezzato dai vaffa, ha toccato con mano che forse le regoline non sono servite perché del 34% all’ombra del quale si sollazza Grillo, è rimasto l’undici mentre Luigi di Maio, uno dei preferiti di Grillo, si fa beffe del Movimento che l’ha portato alla luce. Si evince evidentemente che certe regole non fanno l’uomo; soprattutto se vengono dall’ eterno garante che pone vincoli a tutti tranne sé stesso, colui che parla di democrazia dal basso ma non tollera che gli attivisti dettino la linea perché va discussa prima tra Big e attenzione: gli stessi Big che hanno avuto la faccia tosta di proporre ai grillini l’idea che il governo Draghi curasse gli interessi del Movimento, unico partito “ diverso, e autorizzato a proclamarsi alfiere degli italiani. “ Repetita Juvant?” No se si ripetono strafalcioni.


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