
(Giancarlo Selmi) – Il dibattito continua. Caratterizzato da un crescendo di crisi di nervi e di insulti al sottoscritto. Sono abituato. Mi ci abituai, non senza fatica, quando, dopo essermi accorto degli equivoci atteggiamenti di giggino ‘a cartelletta, ebbi l’ardire di scriverlo. Fui sommerso da minacce e insulti di ogni tipo. Alcuni particolarmente odiosi che non lasciarono fuori neppure la disabilità di mio figlio. Scoprii, in quel frangente, la varia umanità che componeva la comunità dei votanti del Movimento 5 Stelle.
La storia, a quanto pare, è destinata a ripetersi. Crisi di nervi, dicevo, basate sui possibili, neppure probabili, esiti di un’assemblea generale degli iscritti, della base chiamata a dare indicazioni, a innovare dov’è possibile, con l’obiettivo del miglioramento del nostro gruppo politico. Pura democrazia insomma. Premetto, e rispondo a quanti mi scrivono parlando tutti e sempre delle stesse cose, che la mia iscrizione risale al 2020, data del mio ritorno in Italia. E fu dovuto solo ed esclusivamente all’opera di Giuseppe Conte nel suo secondo governo.
Non mi sarei mai iscritto nelle fasi precedenti. Non mi interessava e non ho mai avuto simpatia per la teologia del vaffa, che tanti proseliti fece. La politica che bada solo a distruggere non mi è mai interessata. E, lo confesso, grillo non ha mai suscitato in me alcun entusiasmo. Mi hanno entusiasmato, invece, i tentativi di redistribuzione della ricchezza operati da Conte. Molti dei quali fatti “sua sponte”. E fatti con un governo insieme a un partito che aveva sempre fatto cose opposte. Finalmente, mi dissi.
E non mi sorpresi, quando cominciò a essere considerato il nemico pubblico numero uno dalla razza padrona italica, dai massoni e dall’establishment. Non poteva che essere così. Toglieva risorse agli appetiti bulimici di quella gente. Mi sorpresi poco quando la guerra cominciò a fargliela di maio. Figuriamoci, avevo capito perfettamente il tipo. Opposi un netto rifiuto a chi me lo voleva presentare in un’occasione. Mi fecero riflettere, invece, il velato, ma neanche tanto, ostracismo e l’avversione che cominciò a dimostrare grillo.
I padri del conticidio sono tanti. Alcuni, forse, insospettabili, altri evidenti. Tutti appartenenti alla stessa squadra. Non bisogna sorprendersi, quindi, di leggere articoli su giornali del mainstreem, tipo il Corriere della Sera, in particolare uno a firma Emanuele Buzzi, che fanno apertamente il tifo per quelli che loro chiamano “movimentisti”. In soldoni i dichiarati anti-Conte. Un giornale che sulla guerra al Movimento ha basato la sua linea editoriale, oggi è apertamente schierato con i nemici di Conte e guarda con simpatia ai teorici della metafisica del vaffa. Tutto si spiega, infine.
E l’articolo non manca di dare ulteriori indicazioni e spunti di riflessione, citando le teorie legali dell’avv. Borrè, l’estensore dei ricorsi contro l’elezione a capo politico di Conte. Adesso manca solo che lo stesso avvocato firmi le ventilate e previste carte bollate contro le decisioni dell’assemblea Costituente e il cerchio si sarà chiuso.
Ovvero, la neve si sarà squagliata lasciando scoperto quello che c’è sotto.
M5S, così Conte si prepara al duello sul quorum con Grillo Mail agli iscritti: clic o sei fuori
Tra i movimentisti c’è chi pensa a un ricorso sulle votazioni per statuto e leadership

(di Emanuele Buzzi – corriere.it) – Nel Movimento si affilano le armi. Contiani e movimentisti studiano le mosse per blindare le loro posizioni nella querelle interna al partito. I vertici Cinque Stelle, come anticipato già dal Corriere ad agosto, hanno iniziato l’«operazione quorum». Beppe Grillo ha il potere di far ripetere le votazioni (comprese quelle della Costituente), che per essere convalidate hanno bisogno di una maggioranza assoluta degli iscritti. Ultimamente l’affluenza alle votazioni M5S viaggia tra il 15 e il 20%. Tradotto: più sono gli attivisti, più è complesso arrivare alla fatidica soglia necessaria. Ecco allora, per la prima volta nella storia del M5S, l’invio massiccio di mail ai militanti. «Dai dati in nostro possesso risulta che non hai svolto nessuna delle attività sopraelencate nell’ultimo anno», si legge nel messaggio inviato alla base. «Se non effettuerai alcuna operazione entro cinque giorni il tuo account sarà disattivato». L’idea di fondo è quella di tagliare migliaia di iscritti in tempo utile per la Costituente. Il fiato sul collo dei militanti proseguirà anche in vista delle votazioni post-Costituente: proprio per avere un’alta percentuale di votanti — novità assoluta nella storia stellata — i militanti saranno contattati per votare. L’ipotesi al vaglio è che a svolgere le chiamate sia una società esterna.
Se i contiani si muovono, i movimentisti certo non stanno a guardare. Grillo è pronto a un contenzioso. L’idea è quella, se possibile, di non arrivare nemmeno alla Costituente e bloccare tutto sul nascere. Le strade sono diverse. Tra queste c’è una possibilità che i movimentisti bollano come una sorta di «Armageddon stellato»: ossia un nuovo ricorso sullo statuto e la leadership contiana come quello che nel 2022 portò all’azzeramento temporaneo dei vertici Cinque Stelle. «Premetto che non sono della partita, ma i sostenitori di Grillo, giuridicamente parlando, hanno una sola arma: impugnare le “delibere” che nel 2021 e nel 2022 approvarono il nuovo statuto e quelle che incoronarono Conte presidente e chiederne in via cautelare la sospensione, che se fosse concessa — e secondo la giurisprudenza prevalente i presupposti ci sono — a quel punto priverebbe di legittimità l’assemblea costituente», spiega l’avvocato Lorenzo Borré, che si è occupato negli anni di diverse cause su norme e cavilli M5S. «Grillo non ne vuole più sapere, è pronto a tutto pur di far finire questa farsa», dicono nel M5S.
La spaccatura coinvolge non solo i big e la base, ma anche i giovani. Nelle ultime ore è stato attivato un profilo social dei «Figli delle stelle», che nel loro manifesto di presentazione attaccano diverse derive contiane.