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Il nuovo corso e Grillo il “marchese”: opinioni a confronto

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(ilfattoquotidiano.it) – Sabotaggio
Anche il rispetto si logora, però per l’avvocato non sarà facile liberarsi di lui
Piero Ignazi
Grillo è uscito da un pezzo dalla politica, ogni tanto ci rientra – come quando ha fatto accettare ai 5Stelle il governo Draghi – ma il rispetto, il ruolo e la storia si consumano se non sono esercitati e non sono sostenuti da vittorie elettorali o comunque da eventi che rinforzino il carisma. Altrimenti tutto questo si perde.

Grillo è il passato dei 5Stelle, un passato che ha interpretato magnificamente grazie anche al rapporto con Casaleggio, dopodiché la storia ha preso una piega chiara. Oggi l’unica cosa rimasta è la visione di Conte, che ha fatto il primo ministro durante la pandemia e doveva essere difeso di più, invece Grillo ha voluto cominciare questa guerra. Il problema per l’avvocato è che sarà comunque complicatissimo liberarsi del fondatore, oltre che spiacevole. Non so neanche quale possa essere una buona soluzione. Certo è che uno dei due deve lasciare e credo sarà Grillo. Ma anche con una eventuale scissione il garante andrebbe poco lontano: Grillo non fa più politica, avrebbe bisogno di un’idea e di qualcuno che la porti avanti. Mi sembra impraticabile.

Esito scontato
È una telenovela pallosa: il vecchio Movimento è morto da un pezzo
Andrea Scanzi
Lo scontro Grillo-Conte ha due grandi difetti: è francamente noiosissimo e ha un esito oltremodo scontato. È noiosissimo perché, nel mondo reale, non frega niente a nessuno di cose tipo “limite del secondo mandato”. Ed è oltremodo scontato perché è del tutto evidente che abbia ragione Conte. Beppe Grillo, in via teorica, farebbe anche bene a difendere il fortino delle regole identitarie del M5S che fu. Ma – appunto – quel Movimento è morto da un bel pezzo, per l’esattezza da quando Grillo (che ha meriti enormi, ma pure colpe notevoli) appoggiò infaustamente il governo del “più grillino dei grillini” (?) Draghi. Chi vota ancora 5Stelle lo fa – più che altro – perché c’è Giuseppe Conte: quindi l’alternativa è avere un futuro (con Conte) o evirarsi (con Grillo) in nome di una “purezza” smarrita da un bel pezzo. Davvero qualcuno ha dubbi in merito? È poi auspicabile, ed è questa l’unica cosa davvero rilevante, che – esaurita tale assai pallosa telenovela – i 5Stelle tornino ad essere quel che (se vogliono continuare a vivere) non possono non essere: ovvero opposizione autentica, forza intransigente, realtà orgogliosamente anomala e alternativa dichiaratamente progressista all’orribile governo meloniano. Chiaramente senza mai allearsi con Renzi e Calenda.

Troppo elevato
Il fondatore si comporta come il “marchese”: il cognome è lo stesso
Luca sommi
“In Italia le rivoluzioni iniziano in piazza e finiscono a tavola”. Se Beppe Grillo leggesse bene l’adagio di Leo Longanesi capirebbe che la grande rivoluzione portata dal M5S nella politica italiana (e non solo) non può (e non dovrebbe) finire sul tavolo di un tribunale per tanti motivi. Il primo è quello che un movimento nato sul concetto di democrazia diretta non dovrebbe mai aver paura, anzi dovrebbe esortare, la partecipazione: quindi non si capisce perché ora sia contrario ad attingere idee dai suoi attivisti come ha deciso di fare Giuseppe Conte. Secondo: ha sempre definito il M5S un movimento “biodegradabile”, ecco allora prima che avvenga forse sarebbe meglio cambiare qualcosa, come sta tentando Conte. Soprattutto perché da quando è nato il M5S tante cose sono cambiate, e non tutte consultando la base, anzi spesso per sua volontà: “mandato zero” per le amministrative, cambiamenti nel simbolo, cancellazione arbitraria di primarie (Marika Cassimatis le vinse a Genova nel 2017, lui cancellò la vittoria di punto in bianco), adesione al governo Draghi dopo un incontro con l’ex banchiere diventato “un grillino” (a dir suo). Insomma, l’impressione è che Beppe Grillo più che un elevato spesso si comporti come un marchese. Che portava il suo stesso cognome.


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