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La grande vittoria palestinese

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(Tommaso Merlo) – Prima del 7 ottobre il mondo intero si era dimenticato della Palestina. A quasi un anno di distanza non si parla d’altro. La brutale reazione Israeliana all’attacco di Hamas, ha fatto comprendere al mondo cosa sia l’ideologia sionista mandando in fumo decenni di manipolazioni di massa. Fino al giorno prima gran parte del pianeta era convinto che Israele fosse una democrazia modello costretta ad usare la forza contro l’inciviltà araba. In pochi sapevano della Nakba del 1948 e di decenni di occupazione spacciati come legittima difesa. Questo perché spadroneggiava un’unica narrazione e chiunque osasse obiettare subiva la clava dell’antisemitismo. Carnefici camuffati da vittime. Se un anno fa qualcuno citava la lobby ebraica globale che si è comprata perfino la Casa Bianca e controlla politica ed informazione mainstream, si rischiava di venire bollati come complottisti e beccarsi una risata in faccia. Nell’ultimo anno il mondo intero ha constatato l’inerzia complice di Biden, gli applausi scroscianti a Netanyahu del Congresso, la faziosità della stampa altolocata e sono pubbliche le cifre che la lobby paga ad ogni politicante a stelle e strisce come del resto lo sono le loro reazioni difronte al genocidio. Negli ultimi mesi si è passati dallo stallo politico e dal conformismo mediatico, ad un dibattito acceso e molti paesi si sono spinti a riconoscere ufficialmente lo Stato della Palestina e avviare programmi di cooperazione. Storici passi avanti. Vittorie palesi per la causa palestinese. Prima del 7 ottobre all’ONU si era depositata la polvere sui faldoni delle risoluzioni a furia di venire ignorate e tutto era impantanato da tempo. Nell’ultimo anno è successo di più che negli ultimi trenta nei palazzi di vetro. Ai palestinesi è stata perfino concessa una sedia, sono stati riconosciuti i loro diritti e siamo solo all’inizio. Le Corti Internazionali stanno infatti vagliando gli indizi per incriminare i leader israeliani, scenari impensabili un anno addietro. Dopo decenni di totale impunità, i vertici sionisti dovranno rispondere addirittura di crimini contro l’umanità. Un passaggio che si preannuncia storico perché dalle profonde implicazioni anche politiche. Certo, nell’ultimo anno Israele non ha smesso un giorno di massacrare civili a Gaza e calpestare il diritto internazionale, ma questo non fa che rafforzare la posizione palestinese. Ad un anno dal 7 ottobre poi, la regione mediorientale non è mai stata così unita e combattiva. I paesi arabi tradizionalmente egocentrici si sono ritrovati fianco a fianco accanto alla causa palestinese con la novità degli interventi diretti nel conflitto da parte di Libano, Iran e Yemen ma anche in misura minore di Siria ed Iraq. Permangono invece le tradizionali ipocrisie di paesi come Egitto e Giordania ma solo a livello di reggenti, mentre i popoli sono pienamente solidali. Prima del 7 ottobre Israele stava addirittura firmando un accordo con l’Arabia Saudita con Netanyahu che all’ONU mostrava mappe e nuove sfere d’influenza. Tutto andato in fumo, con Riyad che ha fatto sapere di rifiutarsi perfino di parlare con Israele finché non accetterà la soluzione dei due stati. Quanto al supporto cinese per la causa palestinese non è certo una novità e nemmeno un dettaglio dati i nuovi scenari geopolitici. Ma la brutale reazione israeliana al 7 ottobre e la sua furia bellicista, ha cambiato il vento anche in Occidente. Anche da noi i popoli hanno aperto gli occhi e son scesi in piazza sventolando le bandiere palestinesi, dai campus americani fino alle capitali europee. Oggi fanno scandalo complicità politiche ed assordanti silenzi che per decenni sono stati spacciati come normalità. Una società sempre più multietnica e consapevole rifiuta certe depravazioni di potere, pretende il rispetto dei diritti umani per chiunque e che anche in Medioriente sia fatta giustizia in modo che certe tragedie non si ripetano mai più. Già, davvero una grande vittoria per la Palestina ma anche per tutti noi. E la certezza che dopo questo tragico anno, nulla sarà come prima.


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