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Del “porcellum” non si butta via niente

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Legge elettorale, proporzionale con listini bloccati. La destra lavora al nuovo “porcellum”. La ministra Casellati ha parlato di una proposta “entro ottobre”. Non sono previste preferenze

La ministra per le Riforme istituzionali e la Semplificazione normativa, Maria Elisabetta Alberti Casellati, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri che ha approvato il disegno di legge sull'Autonomia differenziata, presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio, Roma, 02 febbraio 2023. .ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

(di Gabriella Cerami – repubblica.it) – L’etichetta, sia pure non encomiastica, l’hanno trovata gli stessi che stanno preparando il prodotto: mini-porcellum. Il premierato ancora non c’è e non sembra marciare a passi forzati. Anche perché prima bisogna approvare una nuova legge elettorale, necessaria in quanto iper connessa con la riforma cara a Giorgia Meloni. Ed è per questo che nel centrodestra il sistema con cui si andrà al voto è oggetto di discussione e di abboccamenti.

Il ministro delle Riforme Elisabetta Casellati aveva annunciato che una proposta sarebbe arrivata entro ottobre, ma ad oggi nessun tavolo è stato ufficialmente aperto con le opposizioni. Al lavoro, per il momento, ci sono invece gli sherpa. L’ipotesi più accreditata, quella che circola con più insistenza tra i parlamentari, è di un sistema proporzionale che però non può definirsi puro perché i partiti, in questo caso, avrebbero l’obbligo di coalizzarsi e di indicare il candidato premier. L’obiettivo, e sarebbe questo l’unico punto che trova d’accordo centrodestra e Pd, è approdare al bipolarismo. Come si corre? Con listini corti e bloccati. Un ritorno al passato, dunque, alla legge Calderoli che la Consulta nel 2014 aveva in parte dichiarato incostituzionale.

Ad alcuni accorgimenti, per evitare di incorrere nuovamente in una bocciatura qualora questa riforma dovesse davvero prendere forma, starebbero infatti lavorando i referenti dei partiti di maggioranza. Particolarmente attivi quelli di Forza Italia.

Questa idea, negli ultimi giorni, insieme anche ad altre ipotesi meno avvalorate, è arrivata alle orecchie dell’opposizione con il tentativo di sondare il terreno prima di avviare ufficialmente il confronto. «Per adesso solo piccolezze, proposte misere», è il giudizio lapidario che fa capire quando il confronto, con questi presupposti, partirebbe in salita.

Verrebbero poi ridisegnati i collegi che dunque, a loro volta, coprirebbero delle aree più piccole rispetto a quelli attuali previsti del cosiddetto Rosatellum bis. «Niente preferenze, che la Consulta nel 2014 ha dichiarato facoltative, e meno nomi nel listino, ecco la soluzione affinché la nuova legge non sia incostituzionale. Chiamiamolo quindi un mini-porcellum», è la convinzione che circola tra i parlamentari azzurri, che prendono come riferimento il sistema elettorale per le regionali del Lazio e della Lombardia. «Qui – spiegano – vengono presentate liste concorrenti nelle circoscrizioni, nel nostro caso ci sarebbero, nei vari collegi, listini collegati, singolarmente o in coalizione, e ognuno deve indicare il candidato premier. Nel caso delle Regionali viene invece indicato il candidato presidente. Poi l’attribuzione dei seggi avviene con metodo proporzionale». Resta da decidere se ci sarà o meno un premio di maggioranza, come nel caso delle Regionali.

Le voci si fanno sempre più insistenti, anche se gli esponenti di governo rimangono coperti e la versione ufficiale è: «Ancora non c’è nulla di serio». Di certo questa ipotesi di riforma, fortemente voluta da una gran parte dei parlamentari, deve superare il vaglio della premier che da sempre si è esposta a favore delle preferenze. Ammesso che non abbia cambiato idea.


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