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Biden, la Palestina e la pistola di Kamala

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(Tommaso Merlo) – La demenza senile di Biden è finita fuori controllo. Nel suo ultimo discorso presso le Nazioni Unite, il presidente americano ha ammesso di essere complice del genocidio a Gaza perché ha continuato a mandare soldi ed armi a quel criminale di guerra di Netanyahu. Biden si augura che il Tribunale Internazionale proceda al più presto con l’arresto del premier israeliano e lui si mette a disposizione degli inquirenti. Tra incredulità e timidi applausi dell’Assemblea, l’anziano presidente dice di vergognarsi come un cane ma ha anche chiesto comprensione spiegando che la lobby pro Israele gli ha finanziato la carriera fin da quando portava i pantaloni corti e doveva sdebitarsi in qualche modo. Un presidente amareggiato ma determinato a svuotare il sacco. Biden ha ammesso che tutto è iniziato nel 1948 e non certo il 7 ottobre come voleva far credere certa meschina propaganda, ma lui ha sempre letto gobbi e discorsi scritti da altri altrimenti la Casa Bianca non l’avrebbe vista nemmeno col binocolo. Secondo l’anziano presidente Israele è un progetto coloniale iniziato col piede sbagliato e proseguito ancora peggio. Un progetto fondato sulla violenza che ha generato solo altra violenza, e un progetto basato sulla menzogna che la terra palestinese appartenesse per diritto divino ad altri. E se nessuno è riuscito a correggere quel progetto in corsa depurandolo dall’estremismo sionista e rendendolo più inclusivo ed intelligente, la colpa è soprattutto dell’Occidente che si è messo a parteggiare invece che a fare politica e si è fatto corrompere. Ammissioni importanti davanti ad una Assemblea di colpo taciturna. Un Biden senza più peli nemmeno sulla lingua, ha avuto il coraggio di affermare che sono i Palestinesi ad avere il diritto di esistere e di difendersi dato che vivevano tranquilli a casa loro prima che sbarcassero i sionisti. Quello che invece rivendicano gli israeliani è l’esistenza e la difesa dell’occupazione. Tra occhi e bocche spalancati, Biden si è assunto la responsabilità di decenni di persecuzioni a danno dei palestinesi, del regime di apartheid e dell’immane tragedia di oggi. Si è anche scusato pubblicamente con l’Assemblea ammettendo come gli Stati Uniti abbiano abusato indegnamente del loro potere di veto e abbiano sempre boicottato l’ONU impedendo il rispetto del diritto internazionale e una soluzione ragionevole in Medio Oriente. Un presidente davvero inconsolabile che ammette lo storico fallimento della leadership mondiale statunitense tutta basata su soldi ed armi. Un disastro epocale – lo ha definito Biden – “eravamo i paladini della libertà e della democrazia e abbiamo insanguinato il mondo di guerre inutili finendo addirittura complici di un genocidio”. Alla fine del discorso l’anziano presidente si è asciugato le lacrime col fazzoletto e l’assemblea dell’ONU gremita di delegati gli ha attribuito una delle standing ovation più fragorose della storia moderna. Capi di stato e ambasciatori provenienti da ogni angolo del globo hanno voluto esprimere la loro profonda soddisfazione per quelle parole di verità dopo decenni di fregnacce, ma anche gioia per il fatto fosse l’ultima volta vedevano Biden in carne ed ossa. Solo la delegazione israeliana è rimasta seduta e col broncio, mentre alcuni paesi come l’Italia si sono alzati ma si sono astenuti nell’applaudire. Vogliono essere sicuri che sia davvero cambiato il vento prima di sostituire il copione. Pare invece che Kamala Harris l’abbia presa male Alcuni giornalisti l’hanno sorpresa fare scenate isteriche e l’hanno sentita bisbigliare che se Biden passa da casa sua gli spara. Del resto è più che comprensibile, se la lobby pro Israele le volta le spalle la Casa Bianca non la vede neanche col telescopio. Trump invece ha twittato raggiante di volersi convertire alla religione ebraica dopo il voto ed ha aggiunto in stampatello che a Netanyahu gli garantirà tutti i mezzi per finire l’egregio lavoro. Quanto a Biden l’hanno dovuto recuperare sul palco perché non trovava l’uscita e l’hanno sentito bisbigliare che doveva cambiare il pannolone.


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