Caro Beppe, tu sei senza dubbio un grande artista dello spettacolo, un giocoliere delle parole, dalla battuta sempre pronta, mago dell’ironia e della satira, con acuta capacità di intercettare l’umore […]

(Di Torquato Cardilli * – ilfattoquotidiano.it) – Caro Beppe, tu sei senza dubbio un grande artista dello spettacolo, un giocoliere delle parole, dalla battuta sempre pronta, mago dell’ironia e della satira, con acuta capacità di intercettare l’umore popolare per suscitarne la reazione dalla semplice risata al sentimento di ribellione civile. Temo però che, in questi ultimi tempi, la dote dell’intuizione e della visione politica si sia ridotta a uno spettro di una portata limitata e litigiosa.
Ti ho scritto per chiedere una spiegazione sul tuo recente comportamento di aperta sfida pubblica al Presidente e alla struttura della creatura che hai fondato e in cui si sono riconosciuti milioni di italiani. Nonostante il tempo trascorso non hai ritenuto di accogliere, secondo la regola del galantomismo, la mia richiesta di un’apertura al dialogo. Mi hanno contattato presunti tuoi messaggeri che non hanno fatto un discorso politico, ma si sono persi in una serie ripetuta di piccole beghe e rivendicazioni, di misera denigrazione di Giuseppe Conte, senza chiarire se parlavano come tuoi portavoce diretti e autorizzati o esternando esclusivamente il proprio pensiero. In un mondo sull’orlo del baratro, con un Paese alle prese con vari problemi (economici, strutturali, di coesione) e un terzo degli italiani sfiduciati dalla politica, l’obiettivo principale deve essere quello della pace all’esterno e all’interno di casa propria.
In politica la pace va costruita e non imposta al modo dei legionari di Agricola, come ha raccontato Tacito, servendosi del dialogo propositivo. È imprescindibile la trattativa, il negoziato, il confronto, mettendo da parte sentimenti e risentimenti personali, ma guardando all’obiettivo finale che eviti distruzione e autodistruzione. Come già scritto, ti consideravo come chi dall’alto dà consigli, benedizione, incoraggiamenti e protezione a chi deve operare ogni giorno con sacrificio e dedizione nel guidare la carretta. Invece sei sceso in basso per interessarti di cose minute, terra terra, utilizzando, al posto della grande visione, strumenti di lotta intestina, distruttivi della creatura che hai fatto nascere. Il tema divisivo, secondo la vulgata pubblica, è quello dell’imbalsamazione di una regola. Perché volersi incatenare per sempre ai due mandati, un’idea all’inizio accattivante della fiducia degli scontenti, ma che di per sé, adottata solo dal Movimento, si è rivelata del tutto controproducente per chi opera nei meandri malsani della politica italiana?
Il Movimento, capace di far esplodere il mondo politico italiano, con questa regola si è autolimitato nella possibilità di tenere vivo lo spirito di rinnovamento. L’impossibilità del terzo mandato, in un mondo politico di volponi, corruttori, trafficanti, mestatori, creatori di complotti, traditori, significa far divorare i volenterosi, ma inadeguati e impreparati portavoce, dalla lava di quei mali che si intende invece combattere. Forse che non hai sofferto abbastanza per gli abbandoni, per le defezioni, per i tradimenti, per i voltagabbana di tanti quisque de populo, privi di arte e di parte, selezionati senza una vera radiografia sulla saldezza del pensiero politico? Sono stati varie centinaia i portavoce eletti sulla base dei like che dal giorno dopo la proclamazione hanno svelato la loro natura.
Nella legislatura del successo (2013-18) un quinto di illustri sconosciuti se ne è andato dal Movimento ancor prima di aver imparato la dislocazione degli uffici parlamentari. Abbandoni senza motivazioni politiche, causati dalla debolezza morale per sottrarsi alla restituzione dei contributi come convenuto in sede di candidatura. Nella legislatura del boom (2018-2023), interrotta anticipatamente, il fiume degli abbandoni per motivi abietti, non ideologici, è stato una inondazione. Sono stati in centinaia a tradire, assolutamente inattivi nelle discussioni parlamentari, nella formulazione delle leggi, nelle proposte politiche. Candidati senza un severo scrutinio della professionalità, dei precedenti, delle capacità, del senso del dovere, del senso dello Stato: tutte qualità che non si improvvisano. Dopo gli smottamenti elettorali, registrati già nelle Europee del 2019, non c’è stata nessuna autocritica, né revisione delle strutture, o del modo di presentarsi a testa alta, né sono stati riconosciuti gli indubbi meriti di Conte prima come Presidente del Consiglio e poi del Movimento. Chi avrebbe potuto fare meglio di lui? Nessuno. Ripeto nessuno, proprio per l’inesistenza di una classe dirigente. Caro Beppe, non farti ingannare da cattivi consiglieri, ascolta l’umore popolare, deponi l’astio e la rivalsa di post o sberleffi distruttivi, rivolti a fomentare una dissidenza scissionista che non può avere successo. Resta nell’Olimpo degli innovatori politici, come vero garante, al di sopra della conduzione operativa quotidiana, con tutti gli onori e il rispetto dovuti.
* ex ambasciatore in Albania, Angola, Arabia Saudita e Tanzania