Ieri, sabato 5 ottobre, la Capitale di questo rassegnato Paese (o se preferite nazione, per dirla con i patrioti che ci governano) era l’immagine della più cupa rassegnazione. […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – Ieri, sabato 5 ottobre, la Capitale di questo rassegnato Paese (o se preferite nazione, per dirla con i patrioti che ci governano) era l’immagine della più cupa rassegnazione. Davanti alla stazione Termini una coda rassegnata di svariate centinaia di viaggiatori, perlopiù giunti da tutto il mondo con treni a bassa velocità, procedeva rassegnatamente in attesa di un taxi. Espressione quanto mai calzante visto che era un solo taxi alla volta quello che si appalesava, goccia a goccia, di tanto in tanto. Turisti e cittadini italiani che alla fila eterna non intendevano rassegnarsi procedevano allora, appesantiti da giganteschi trolley, verso le più vicine fermate della Metro che, tuttavia, risultavano sbarrate per uno sciopero dei trasporti, a memoria d’uomo mai così partecipato e devastante. Accadeva allora che numerosi tra questi sciagurati (approdati nella Città Eterna e subito risucchiati nell’eternità del nulla) dopo essersi accollati borsoni e passeggini (in presenza di una prole stranita e riluttante) trascinando verso un rassegnato ignoto certe roulotte dotate di rotelline, quanto mai stridule a contatto con i caratteristici sampietrini, erano attesi, dietro la prima curva, da bande di predoni abusivi a bordo di micidiali slot machine mascherate da auto pubbliche. Malintenzionati che nel più totale arbitrio si offrivano al viaggiatore ormai sfibrato taglieggiandolo con le più esose tariffe e conducendolo, con la promessa di un pasto rifocillante, verso orrende bettole gestite da loro degni compari.
Dimenticavo: nel gruppo degli ostaggi si sbattevano dei superstiti al “black out del chiodo”, ovvero alla paralisi completa della circolazione ferroviaria del giorno prima, giustificata da quel comico naturale che è il ministro italiano delle Infrastrutture Salvini con una trovata degna di Groucho Marx. I disgraziati, dopo aver bivaccato in stazione e diviso un giaciglio con i clochard ivi residenti, avevano anche cercato di contattare il proprio ambasciatore per un immediato rimpatrio, purtroppo invano. Intanto, alcuni fortunati, raccattati dalle auto di amici e familiari non sapevano che di lì a poco sarebbero stati coinvolti in un ingorgo infernale provocato dal blocco della circolazione a causa di un doppio significativo evento. Il Roma caput Triathlon definito “competizione di assoluta rilevanza internazionale”. La dimostrazione pro Palestina, non autorizzata dalla questura, che nel pomeriggio avrebbe dato luogo a violenti scontri tra manifestanti e polizia. Nel corteo veniva anche sventolata una bandiera di Hezbollah, vessillo che tutto sommato si addice alla rassegnata città di Roma: una Beirut bombardata da incuria, inettitudine e malafede.