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Nuova stretta sul bavaglio alla stampa: “Multe più salate a editori e cronisti”

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FdI propone al governo di inasprire le sanzioni per la pubblicazione di tutti gli atti d’inchiesta

Nuova stretta sul bavaglio alla stampa: “Multe più salate a editori e cronisti”

(di Liana Milella – repubblica.it) – La libertà di stampa, in particolare la cronaca delle inchieste giudiziarie, sta per correre un ulteriore e serio pericolo. La maggioranza, con in testa deputati e senatori meloniani, è convinta che non siano sufficienti i “bavagli”, aggirabili con una blanda sanzione, ma siano necessarie multe salate e sanzioni in quota alle aziende. Il carcere, almeno quello, verrebbe messo da parte. Si vuole però andare giù duri non solo con le multe per chi pubblica documenti giudiziari coperti da segreto e arrivare, nella filiera della responsabilità, fino alle aziende editoriali, rendendole responsabili, con l’addebito di quote, della pubblicazione arbitraria.

Accade proprio questo tra Camera e Senato, dove le due commissioni Giustizia hanno sul tavolo il ben noto “bavaglio” sulle ordinanze di custodia cautelare di Enrico Costa, responsabile Giustizia di Azione quando lo ha lanciato a dicembre 2023 e oggi tornato in Forza Italia. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio lo ha sottoscritto, le Camere lo hanno approvato nella legge di Delegazione europea, e il guardasigilli ha portato a Palazzo Chigi il decreto legislativo di attuazione della misura, che da un mese attende il parere “consultivo” delle due commissioni Giustizia di Camera e Senato. Che sono tenute a presentare delle “osservazioni” che certo hanno un peso, anche se non c’è l’obbligo per il governo di recepirle.

Tra una settimana saranno pronte. E qui ecco la sorpresa, perché i due relatori di maggioranza – Sergio Rastrelli al Senato e Andrea Pellicini alla Camera, entrambi meloniani – sono ben intenzionati a far valere il principio che per rispettare “il bilanciamento tra informazione e presunzione innocenza” è necessario stabilire una regola: se c’è un divieto va rispettato, ma chi lo viola va punito con una sanzione molto più severa di quelle previste oggi. E Costa, il padre del “bavaglio”, non disdegna affatto questa soluzione.

Cosa chiederanno al governo? Nel parere che le commissioni Giustizia esprimeranno sul “bavaglio” – vietata la pubblicazione integrale dell’ordinanza, ammesso “solo” il riassunto – ci sarà anche un esplicito invito a prevedere delle sanzioni per chi pubblica ugualmente anche solo degli stralci delle carte giudiziarie. Pene di due tipi: la prima, un’ammenda molto più salata di oggi alla persona. Adesso è “punita” con un’ammenda da 51 a 258 euro, come stabilisce il codice di procedura penale all’articolo 114. Verrebbe fatta cadere invece la previsione alternativa di trenta giorni di carcere.

Ma c’è di più. Perché la seconda sanzione – proprio come hanno sollecitato nel corso delle audizioni tutti i rappresentanti dell’Avvocatura – punterebbe a rivalersi sulle aziende editoriali, utilizzando il decreto legislativo 231 del 2001, per una pubblicazione che avviene “nell’interesse e a vantaggio” dello stesso ente. Troppo facile dimostrare che uno scoop da prima pagina o da apertura di telegiornale in materia giudiziaria influisce sulla maggiore diffusione.

E non basta ancora. Perché il “bavaglio”, così irrigidito, per gli emissari del governo deve allargarsi anche a tutti gli atti giudiziari, andando oltre l’ordinanza di custodia. Come un decreto di perquisizione, un ordine di sequestro, o ancora un’ordinanza del riesame. Atti coperti già oggi dal segreto, come stabilisce l’articolo 114 del codice di procedura penale, ma che vengono normalmente pubblicati. Un esempio? L’ordine di perquisizione notificato a Luca Palamara il 30 maggio del 2019. Finì su tutti i giornali. Con le richieste che le due commissioni Giustizia vogliono mettere sul tavolo del governo non sarà più possibile. E per chi viola il divieto ecco le multe al giornalista e la sanzione in quote all’azienda.


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