L’annuncio della proposta di indizione del referendum popolare, su una questione ricorrente e legata alle polemiche con la Regione rispetto alle risorse destinate a Potenza, sono stati i due ex senatori Tito di Maggio e Corrado Danzi. Se l’iter dovesse andare avanti richiederà quasi 8 mesi per arrivare alle urne

(di Francesco Gucci – repubblica.it) – Un referendum per portare Matera in Puglia. Di tanto in tanto se ne torna a parlare, ma questa volta sembra che i promotori dello spostamento della città oltre i confini della Basilicata, verso la regione confinante, facciano sul serio. A farsi latori del rigurgito antilucano di una parte della popolazione materana, quella più critica verso la gestione potentina delle ripartizioni economiche, politiche e di potere in regione da parte di via Verrastro, sono gli ex senatori della Repubblica Tito di Maggio e Corrado Danzi (il primo storicamente di area centrista, ora con Noi Moderati, il secondo molto più vicino alla destra che al centro).
Pochi giorni fa, i due ex senatori hanno presentato in Comune a Matera la richiesta di indizione di un referendum popolare (corredato delle 50 firme minime per questo genere di consultazioni) per allargare il confine pugliese fino a comprendere anche la città dei Sassi.
La motivazione dietro questa richiesta, che per più di qualcuno non è poi così peregrina, risiede nel presunto dirottamento verso il capoluogo di regione di denaro, servizi e attenzioni che – specie dal punto di vista della sanità – lascerebbero, secondo i promotori e i loro sostenitori, la città dei Sassi sguarnita dei più fondamentali servizi al cittadino. Oltre alla questione relativa alla sanità materana “in crisi permanente”, ci sono anche gli arcinoti problemi relativi all’isolamento di Matera rispetto alle principali dorsali della viabilità nazionale, problemi a cui i materani sono abituati a malincuore ma che, ogni qual volta salta fuori l’argomento, generano malumori difficili da digerire.
“Matera merita di ricevere più attenzione, i materani sono stanchi di subire vessazioni dalla Regione Basilicata – dicono i due promotori -, l’idea del referendum nasce dall’esigenza di far definitivamente sbocciare lo sviluppo economico e culturale di una città le cui ali vengono da sempre tarpate”.
L’eventualità che a vicenda arrivi a compimento, con buona pace dei due senatori, sembra abbastanza remota e, volendo fare delle considerazioni oggettive, passare in Puglia, per Matera, significherebbe perdere lo status di capoluogo di provincia passando quindi sotto l’egida di Bari, con perdita di uffici, servizi e quant’altro. In passato si è ipotizzata la creazione, in questa eventualità, di una nuova provincia che, sulla scia di quanto successo nel 2004 con la creazione della BAT dall’unione ideale delle città di Barletta, Andria e Trani, avrebbe compreso, con Matera, anche le vicinissime e popolose Altamura e Gravina in Puglia. Tuttavia, si tratterebbe di un cambiamento importante della cartina politica del Mezzogiorno che dovrebbe coinvolgere il governo centrale con un iter ben più complesso di quanto si possa immaginare.
In ogni caso, adesso il Consiglio comunale della città dei Sassi dovrà pronunciarsi entro 15 giorni riguardo l’ammissibilità (per materia) del referendum e sulla eventuale formulazione del quesito alla cittadinanza. Decorso questo tempo, la decisione verrà comunicata ai proponenti che, poi, avranno altri 60 giorni per raccogliere tutte le firme necessarie (da validare poi in ulteriori 30 giorni). Se poi tutto dovesse andare in porto, serviranno altri 120 giorni per indire il referendum vero e proprio.
Al di là degli esiti, quella dei due ex senatori può essere considerata un’azione dimostrativa nei confronti della Regione Basilicata. Nella storia recente della nazione, però, esiste un caso simile che ha avuto fortuna: nel 2017, infatti, a “spostarsi” in un’altra regione fu il comune di Sappada, fino ad allora in Veneto, passato in Friuli-Venezia Giulia. C’è da rilevare, però, che Sappada non era capoluogo di Provincia e quindi il suo passaggio non costrinse il governo a ridisegnare la cartina politica del nord-est. Per capire se Matera possa seguire l’esempio di Sappada, non c’è che da aspettare (almeno) 7 mesi e mezzo.