Quando, nel settembre scorso, alla Festa del “Fatto Quotidiano” nel dibattito sull’informazione, Ettore Boffano chiese a chi era sul palco di nominare il giornalista preferito, io dissi: Sigfrido Ranucci.

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – “Giuli silura il capo di gabinetto che disse di no a Boccia. Avrebbe passato a Report notizie riservate”. Dai giornali
Quando, nel settembre scorso, alla Festa del “Fatto Quotidiano” nel dibattito sull’informazione, Ettore Boffano chiese a chi era sul palco di nominare il giornalista preferito, io dissi: Sigfrido Ranucci. L’ovazione che si levò dalla platea non sorprese, essendo “Report” – e le sue inchieste e la sua redazione e il suo direttore – il simbolo stesso del Servizio Pubblico quando “è” autentico servizio pubblico. E non come quella Rai usata come un taxi assai costoso (a spese nostre) a uso e consumo di giovani virgulti coltivati dalla destra di governo e di vecchie glorie spompate e magari ripescate come contentino per la sinistra inciuciona. Impegnati, i virgulti e gli spompati, in una nobile gara a chi riesce a fare gli ascolti più bassi percependo i cachet più alti. Nel caso di “Report” c’è sempre stata la sensazione opposta: quella di una trasmissione di successo, mai amata nelle stanze della politica (di ogni colore) e del potere diffuso, e a cui lesinare solidarietà e risorse.
Quel giorno, alla Festa del “Fatto”, parlai di “ambiente ostile” a proposito delle condizioni nelle quali Sigfrido e la sua squadra si trovano spesso a lavorare. Espressione che Paolo Corsini (ospite anch’egli dei nostri incontri), alla guida della Direzione Approfondimento della Rai, mi fece cortesemente sapere di non condividere. Visto che, spiegò, sotto la sua gestione “Report” (da lui definito “prodotto di punta dell’offerta del Servizio Pubblico”) ha aumentato il numero di puntate a stagione (da 27 a 28) e la durata media di ogni puntata, continuando a ottenere ottimi ascolti. Ne prendemmo atto con l’augurio che le nubi che si addensavano intorno a “Report” fossero un fenomeno passeggero. Ma senza crederci troppo.
Accade, infatti, che proprio alla vigilia della ripresa autunnale si torni a parlare di “Report” in circostanze che destano qualche allarme. L’attacco frontale, a freddo, sferrato dal presidente del Senato Ignazio La Russa che definisce la trasmissione “capace di qualunque cosa”. Le accuse “gravissime” rivolte al capo di gabinetto di Sangiuliano, Francesco Gilioli, rimosso da Giuli con la chiamata in causa di “Report” a cui l’alto funzionario avrebbe passato informazioni sul conto dei due ministri. Come ciò sarebbe stato accertato non è dato sapere, ma nell’Italia degli spioni, a libro paga di lorsignori, tutto è possibile. Sia chiaro: se si tratta di salvare il soldato “Report”, noi ci siamo.