
(Gioacchino Musumeci) – Un pubblico ministero di Torino ha archiviato la richiesta di risarcimento presentata da un 62enne con la schiena spezzata nel suo primo giorno di lavoro da precario per il peso eccessivo che era stato costretto a sollevare.
La richiesta di giustizia del comune cittadino è stata derubricata da un nobile PM a inutilità da archiviare infiorettata con una motivazione sconcertante: “ Ben potendo l’operaio rifiutare”.
E’ difficile commentare un fatto come questo senza pensare che il blasonato togato sia indegno del ruolo.
Il pubblico ministero nella sua posizione di indipendenza e terzietà era stato interpellato per stabilire quanto una società, in cui tutti dobbiamo vivere e convivere, è disposta a tollerare e cosa no. Il PM nella sua funzione dovrebbe chiedersi cosa urta così profondamente il nostro senso di giustizia da pretendere di essere sanzionato, e cosa invece deve essere considerato indifferente.
Invece siamo precipitati in un antro infernale simile a quello di Parigi poco prima della ghigliottina in piazza: “ Se non avete pane mangiate Brioches”. In questo caso un uomo appena assunto precariamente – che significa lavorare e non sapere quanto la condizione privilegiata del precariato durerà; e scusatemi se i vari potenti di turno non si siano preoccupati di tutelare un diritto costituzionale nella Repubblica fondata sul lavoro- avrebbe dovuto rifiutarsi di lavorare, così non si sarebbe spezzato la schiena ma sarebbe stato licenziato per inabilità al lavoro e poi chissà…
Mi sarei aspettato la postura da ancien regime dall’imprenditore che difende la sacra e dura lex del profitto, e di sicuro non tutti gli imprenditori sono arroganti ma che il povero operaio debba essere archiviato da un magistrato perché “poteva rifiutare” è una mancanza di rispetto sproporzionata, un insulto a tutti i precari oppressi da un meccanismo infernale al quale la giustizia non osa porre rimedio.
Con questa archiviazione vergognosa nell’Italia disastrata e prona alla dottrina dell’indifferenza quando non al sadismo trasversale e radiotelecomandato, diventa ordinaria amministrazione spostare pesi per otto ore fino a spezzarsi la schiena. L’episodio di Torino col suo magistrato alieno alla giustizia sociale aggiunge un altro mattone al muro della cattiveria e ne sottrae mille alle fondamenta dell’architettura sociale democratica. E così che la giustizia remota ne prepara la frana e seppellisce i più deboli.