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Conte: “Covid, destra vile. Non vuole sentire Draghi”

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Nel mirino – “Non lascio il mio posto. La norma per escludere dall’Antimafia Scarpinato e De Raho è incostituzionale”

(Di Luca De Carolis – ilfattoquotidiano.it) – Per il presidente della commissione Covid, il meloniano Marco Lisei, l’ex premier è uno che “rompe il cazzo”, tanto per citarlo testualmente. Ma Giuseppe Conte questa etichetta non la rifiuta. Anzi, parlando con il Fatto, rilancia: “Continuerò a rompere, come ad esempio ogni volta che verranno rivolte – ed è già successo in alcune audizioni – accuse generiche e infamanti a medici e infermieri che hanno messo a repentaglio le loro vite per salvarci dal Covid, talvolta perdendole”. La sua versione, in un clima di scontro frontale tra il leader del M5S e Fratelli d’Italia. Martedì scorso, una veterana di FdI come la presidente dell’Antimafia, Chiara Colosimo, ha annunciato una norma per impedire ai 5Stelle Federico Cafiero de Raho e Roberto Scarpinato di partecipare a determinate sedute della commissione per “conflitto di interessi” (quelle su fatti in cui sono anche indirettamente coinvolti). Mentre i meloniani continuano a chiedere a Conte di dimettersi almeno temporaneamente dalla Commissione Covid per essere ascoltato.

Ovviamente l’ex premier vede un filo rosso tra le due vicende: “Vogliono farci fuori dalle commissioni perché siamo scomodi. Scarpinato e De Raho sono campioni della lotta alla mafia, e io ho fronteggiato la pandemia facendo i conti con anni di tagli alla sanità dei governi di destra e di sinistra”. Di certo lui non ci pensa nemmeno a dimettersi: “Non mi farebbero mai rientrare in commissione, quanto successo nelle ultime ore lo conferma”.

Piuttosto, accusa: “Le destre sono un po’ vigliacche, perché hanno convocato per le audizioni mezzo mondo, ma non Mario Draghi. Eppure fu lui a introdurre nel febbraio 2022 l’obbligo vaccinale per gli over 50. Io da premier avevo già portato il tasso di vaccinazione attorno al 90 per cento, affidandomi al senso di responsabilità dei cittadini, e fu una scelta vincente”. E invece Draghi… “Io chiamai lui e l’allora ministro della Salute, Roberto Speranza, per dissuaderli dall’introdurre l’obbligo. A mio avviso, non conveniva rompere quel patto sociale”. Andò diversamente. Anni dopo, c’è una commissione che indaga sulla gestione della pandemia. “Un plotone di esecuzione, politico” sostiene il leader del M5S. Domanda: lei ha la sensazione che il potere di pressione dei gruppi no-vax sia ancora forte nel Paese? “Penso che per FdI, che si è presa la guida della Commissione Covid, pesino ancora molto. Temo che la commissione possa degenerare in uno strumento proprio per tenersi buoni i negazionisti del virus”. Poi, certo, c’è l’Antimafia. E un’altra domanda: Scarpinato non doveva evitare di parlare con il suo ex collega Gioacchino Natoli, prima che venisse sentito in commissione? Conte scuote la testa: “Hanno una consuetudine che risale nel tempo, perché hanno contrastato le mafie per 30 anni. E poi è frequente che siano gli stessi commissari a contattare preventivamente persone da audire”. L’ex magistrato non doveva stare comunque più attento? “Guardi, la verità è che la destra cerca pretesti per non fare luce sulle stragi di mafia e sulle connivenze ai più alti livelli che le hanno favorite”. Quindi la norma sul conflitto di interessi… “È chiaramente incostituzionale, perché lede le prerogative dei parlamentari, e diventerebbe un precedente pericolosissimo, perché poi ogni maggioranza proverebbe a far fuori gli esponenti delle opposizioni dalle commissioni con un tratto di penna”. Per capirsi, lei teme che una norma del genere possa essere proposta per la commissione Covid? “Sarebbero assolutamente capaci di farlo”.

Di sicuro Italia Viva ha infierito contro Scarpinato, assieme alle destre… “E lei si stupisce ancora? La commissione Covid l’hanno voluta Matteo Renzi e Giorgia Meloni”. Tradotto, la voglia del Pd di riaccogliere Iv nel centrosinistra resta un grave problema politico, giusto? “Quel disegno, come ho già detto, rappresenta una ferita per il Movimento”. E allora perché non chiede a Elly Schlein la ragione per cui insiste? Forse è convinta che Renzi rafforzi la coalizione al centro, o magari che rassicuri certi poteri? Conte assicura che non lo sa: “Gliel’ho chiesto pubblicamente più volte, e sto ancora aspettando una risposta. Dovreste chiederglielo, voi del Fatto”. Magari potrebbe riprovarci lei, quando il 25 ottobre sarà sul palco di Genova con gli altri leader di centrosinistra per il comizio di chiusura del candidato alla Regione Liguria, Andrea Orlando. “Saremo tutti lì per una buona causa” risponde l’ex premier. Quale, quella di un campo largo o progressista? “Il campo largo non lo nominiamo più, perché non esiste. Invece ci accomuna lo specifico obiettivo di mandare a casa il sistema Toti, che ora appoggia Marco Bucci, e garantire alla Liguria un futuro diverso”.

Di futuro si sta discutendo anche nella Costituente del Movimento. E nei tavoli di lavoro si ragionerà anche se eliminare la figura del Garante, la carica di Beppe Grillo. State preparando il parricidio, no? “No, quella discussione sarà solo il frutto delle proposte della base, che sono il perno del confronto deliberativo”. Conte chiude qui. Per affrontare il Garante c’è ancora tempo.


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