
(Tommaso Merlo) – Netanyahu gongola per la morte del collega Sinwar ma non spreca una parola per i bambini a cui i soldati israeliani hanno sparato in testa o sui condomini pieni di civili rasi al suolo. Netanyahu è chiuso nel bunker dei suoi deliri sionisti e non si rende ancora conto che sotto alle macerie di Gaza c’è finito pure lui. Sinwar era a capo di uno dei tanti movimenti sorti in Medioriente per combattere l’occupazione israeliana in Palestina. Movimenti che sono una reazione al vero problema di fondo che rimane il rifiuto israeliano a trovare un compromesso che garantisca ai palestinesi il diritto di autodeterminarsi. Scaricare le colpe su chi rigetta l’occupazione invece che su chi la compie, è uno dei tanti trucchetti della propaganda sionista per non affrontare i veri problemi e continuare a testa bassa. Certo va condannato il deplorevole ricorso alla violenza, ma da entrambe le parti e poi la guerra è in realtà terroristica di per sé. La vera colpa di questi movimenti è di combattere la radice del problema palestinese e di non sottomettersi agli israeliani impedendo da oltre settant’anni la piena realizzazione del sogno sionista. Netanyahu fa orgogliosamente la lista dei colleghi uccisi e minaccia l’asse del male come se lui appartenesse a quello del bene e ribadisce di voler aprire una nuova era di pace e prosperità. Ha perso ogni contatto con la realtà. Sono decenni che Israele uccide oppositori politici e l’unico risultato ottenuto è che sono sempre di più e sempre più agguerriti. Sinwar verrà rimpiazzato e anche se Hamas un giorno dovesse dissolversi, nascerà un nuovo movimento ancora più estremista per mano dei giovani di Gaza che da un anno vivono nel terrore e nel dolore. Anche Nasrallah è stato ucciso eppure Hezbollah non ha mollato di un millimetro ed ha appena annunciato una escalation. La cosiddetta decapitazione funziona coi movimenti fasulli accentrati cioè attorno ad un solo capo, ma non può nulla con movimenti con una causa condivisa e radicati nella società come sono Hamas ed Hezbollah che piaccia o meno. Movimenti il cui consenso è infatti ai massimi in tutta la regione. Netanyahu ed i suoi complici non hanno ancora capito che le idee non si uccidono e la violenza non fa che rafforzarle ed estremizzarle. O forse non lo vogliono capire perché vorrebbe dire posare le armi e ricominciare a trattare i palestinesi alla pari e fare politica. Basti pensare al cessate il fuoco a Gaza che è stato Netanyahu a boicottare per un anno intero, non Sinwar. Come se il vero obiettivo israeliano non fosse Hamas, ma i palestinesi in generale da punire collettivamente nella speranza che abbandonino la loro terra. Una storiaccia che dura da decenni. Netanyahu cita ancora re David come se si credesse tale ma la bibbia non l’ha probabilmente mai letta, altrimenti saprebbe che chi semina vento raccoglie tempesta. La violenza genera solo violenza opposta e non risolve nulla. È paradossalmente proprio l’infinito conflitto israelo-palestinese a dimostrarlo. Netanyahu è chiuso nel bunker dei suoi deliri sionisti e non si rende ancora conto che sotto alle macerie di Gaza c’è finito pure lui. Macerie politiche e morali. Lui e il suo paese non sono mai stati così isolati e detestati e quindi deboli. L’idea di una Grande Israele quando hai contro tutti i popoli arabi e quelli del mondo intero, è pura follia. Presto Netanyahu dovrà rispondere dei suoi crimini contro l’umanità ed Israele si troverà davanti ad un bivio storico. O ascoltare il mondo intero e tornare perlomeno ai confini del 1967 cacciando i coloni e permettendo alla Palestina di fondare un proprio stato. Oppure continuare coi deliri sionisti col rischio che il vento della violenza seminato scateni una tempesta tale da far finire sotto alle macerie l’intero progetto israeliano.