
(Giancarlo Selmi) – Credo che, nella storia della politica in Italia, nessun personaggio politico sia stato odiato dai mezzi di informazione e dai colleghi, quanto lo sia Giuseppe Conte. I motivi di tanto astio si capiscono perfettamente. In un paese gravemente malato di corruzione quanto lo è il nostro, dove i media sono nelle mani e agli ordini di potentati economici e politici di un certo tipo e non ci sono, a parte rarissime eccezioni, editori puri; in un paese dove la politica è totalmente avulsa e distante dal perseguimento del “bene comune”, l’onestà, la franchezza, l’amore per la comunità e per il progresso della stessa, sono doti considerate pericolose.
Mentre scisch bieicause rimpinguava i suoi conti con i lauti bonifici provenienti da Ryiad; mentre Calenda faceva la campagna elettorale più opulenta della storia, con la pioggia di finanziamenti ricevuti dalla “razza padrona” italica, lui girava l’Italia a sue spese, riempiva le piazze senza ricevere il becco di un quattrino. Mosso solo dal senso “di una responsabilità assunta” e dalla voglia di cambiare questo paese e la sua lercia politica. Lo definirono “populista”, come se fare politica per migliorare la vita delle persone e non la propria, non fosse il “giuramento di Ippocrate” di un politico, altro che populismo.
La sfida sulla “disciplina ed onore” l’ha vinta per distacco. E lo ha fatto senza essere onorevole (per merito di una sedia in Parlamento), ma essendo onorevole di fatto.
“Ho chiuso il mio ufficio, riscosso le fatture e vivo con quello che avevo da parte”, disse. Come non stare sulle palle di tutti dopo tali dichiarazioni? Come non essere attaccato da una signora che ha sistemato pure i cugini di quarto grado? In quella occasione aggiunse: “Se prendo uno stipendio? Sono vari mesi che sono in aspettativa, non prendo una lira e sono mesi che non faccio l’avvocato perché non voglio mischiare affari e politica”. “Da quando ho assunto questa responsabilità – rimarcò Conte – ho tirato una linea”
Nel mezzo di una classe politica formata, per la stragrande maggioranza, da gente che mischia costantemente affari e politica e che quella linea non l’ha mai tirata, Conte è una mosca bianca. Costituisce la vera minaccia per la prosecuzione della dorata e non controllata vita degli esseri seduti nei palazzi del potere. Ergo: è colpa sua pure il crollo della diga del Vajont. Invece: ce ne fossero uomini e donne come lui ad occupare i seggi parlamentari, parleremmo di un’altra politica e di un altro paese. Vivremmo in un altro paese. Non saremmo costretti a commentare quest’ammasso fetido di pattumiera politica, con cui ci siamo condannati a convivere.
Adelante Presidente.