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L’attacco all’Iran e la guerra definitiva

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(Tommaso Merlo) – Manco all’asilo. Netanyahu ha fatto la sua pisciatina fino in Iran per dimostrare di essere un duro e che Israele è il boss del quartierino. Nonostante i roboanti annunci, il tutto si è limitato a colpire di striscio obiettivi militari e non invece civili o peggio ancora nucleari. Potrebbero esserci quindi state negoziazioni dietro alle quinte per calmare gli animi, in ogni caso adesso il pallino passa a Teheran che ha tre opzioni. Ignorare il bullo sionista e continuare la guerra di logoramento, lanciare un terzo attacco missilistico più duro ma sempre di natura dimostrativa oppure cedere all’escalation. Una guerra che non vuole nessuno ma cova da anni e che senza l’interferenza americana avrebbe già causato la scomparsa di Israele dalle mappe per fare spazio alla Palestina. L’Iran ha già in realtà avvertito più volte dell’intenzione di rispondere duramente a qualunque ulteriore attacco Israeliano, vedremo se a Teheran prevarranno falchi o colombe e se è rimasto qualche adulto almeno lì. Per gli americani e quindi i media mainstream occidentali, quella di Israele è stata legittima difesa e non invece l’ennesimo delirio di Netanyahu e dei fanatici con cui governa. Gente che da una vita trama per usare gli americani per coronare i loro deliri sionisti della Grande Israele. Comprandosi politicanti e media, incassando miliardi dei contribuenti statunitensi, farneticando. E il fatto che Israele non abbia aspettato nemmeno le elezioni presidenziali, fa pensare che considerino il momento molto propizio. Biden lo pagano da decenni ed ormai è uno spettro, un vuoto politico in cui Netanyahu può sguazzare. Anche Trump in realtà a chiacchiere è sionista ma si tratterebbe comunque di una nuova amministrazione e di un uomo la cui parola non vale niente. Meglio quindi approfittarne. Oggi hanno in pugno uomini chiave a Washington e il potere della lobby ebraica è ai massimi storici. Ma un conto è la politica e le cattive intenzioni, un conto la realtà sul campo. Israele non è riuscito in oltre un anno nemmeno a sconfiggere l’esercito artigianale di Hamas rinchiuso in un fazzoletto di terra e quindi senza rifornimenti. L’unica cosa che hanno ottenuto è un ignobile massacro di innocenti che ha fatto crollare decenni di propaganda sionista riportando la drammatica realtà palestinese al centro del mondo e rilegando la loro nelle fogne della storia. Stessa solfa in Libano, anche lì bombardamenti e massacri di civili senza ottenere nulla, anzi. Hezbollah ha aumentato i bombardamenti in intensità e profondità ed ogni volta che gli israeliani mettono il naso nel suolo libanese ci lasciano le penne. Altro fallimento strategico. Lanciare bombe dal cielo è comodo e sicuro, ma non serve per vincere i conflitti soprattutto quando hai torto marcio. Ancora peggio in Iran, un paese dal territorio immenso, con dieci volte gli abitanti di Israele, che si prepara da decenni ad un conflitto ed ha una alleanza strategica con la Russia e compagnia bricsando. Israele abbaia ma non può mordere e senza il suo padrone americano è costretto a stare a cuccia. Ed invece continua a molestare tutto il vicinato e la domanda è quanto questa situazione possa reggere. In molti potrebbero convincersi che solo una guerra definitiva possa mettere la parola fine ad una piaga che addolora da oltre settant’anni il mondo arabo e non solo. Del resto coi sionisti è impossibile ragionare, non vogliono negoziare ma solo imporre con la violenza la loro volontà. Anche coi palestinesi non hanno nessuna intenzione di risolvere nulla o meglio la loro soluzione è sempre la stessa dal 1948 ed è quella sotto gli occhi del mondo oggi nel nord della striscia. Annessione brutale, pulizia etnica o migrazioni forzate. Al punto che per uscire dalla drammatica crisi odierna non vi sono molte alternative. O crolla l’Israele sionista di Netanyahu e al potere a Tel Aviv torna della gente con un minino di sale in zucca desiderosa di salvare il salvabile anche a costo di ricorrere ad un colpo di stato. Oppure la comunità internazionale riesce a spezzare il rapporto malato tra Israele e Stati Uniti ristabilendo il diritto internazionale ed imponendo la fine del genocidio e la soluzione dei due stati. Oppure non resta che l’escalation verso una guerra definitiva che Israele sta inseguendo da un anno nonostante per Netanyahu ed i suoi complici potrebbe significare raccogliere quanto seminato per decenni e quindi la fine.


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