
(Tommaso Merlo) – Quando il genocidio finirà, ogni volta che i politicanti occidentali citeranno i diritti umani qualcuno gli riderà in faccia. A Gaza è stata massacrata anche la presunta superiorità morale dell’Occidente e quindi quella politica. È finita l’epoca della sciagurata leadership dello sceriffo statunitense tutta chiacchiere e distintivo. Altro che propaganda hollywoodiana, è da secoli che è l’Occidente il vero pericolo planetario, dalle colonizzazioni genocide, alle guerre per svuotare magazzini e piazzare basi militari anche ricorrendo a fake news, fino all’apoteosi della complicità nel massacro del secolo. Quando il genocidio finirà, Israele sopravviverà solo se gli americani non staccheranno la spina ma verserà comunque in condizioni pietose. Socialmente, economicamente, moralmente. In molti si chiederanno sbalorditi come sia potuto succedere, altri scapperanno anche da se stessi per tutta la vita. L’ideologia sionista finirà nelle fogne della storia e con essa lo stato canaglia che ha prodotto lasciando finalmente spazio al buon senso politico. Netanyahu e suoi complici risponderanno degli indicibili crimini commessi e saranno disprezzati per l’eternità. Quando il genocidio finirà, i palestinesi saranno ancora più resilienti e determinati a conquistare libertà e diritto all’autodeterminazione. Le avversità fortificano le persone come i popoli. Se dopo un anno di genocidio ancora combattono, è perché da oltre settant’anni resistono alle persecuzioni israeliane. I palestinesi non si arrenderanno mai e la loro vittoria storica è solo questione di tempo. La sfida per loro sarà convogliare il dolore subito verso progetti costruttivi e non di vendetta, sarà riuscire a girare pagina approfittando di un supporto ormai divenuto globale. Gaza non solo risorgerà meglio di prima ma crollerà il muro che la circonda ed i suoi abitanti torneranno ad essere parte di una terra santa anche per loro. Quando il genocidio finirà, tra gli indifferenti del mondo vi sarà un fuggifuggi generale ed una gara a riciclarsi. Accadrà tra politicanti incapaci di dimenticarsi della propria carriera perfino in momenti tragici come questo, tra celebrità rapite dai personaggi che recitano a cui conviene sempre lavarsene le mani, tra cittadini che si svegliano solo quando qualcuno osa calpestare il loro orticello egoistico, tra tifosi che hanno rinunciato ad informarsi e ragionare perfino davanti ad un dramma di tali proporzioni, tra presunti giornalisti che non hanno smesso di manipolare e conformarsi perfino davanti ad uno spartiacque storico di questa magnitudo. Perché di questo si tratta. A Gaza sono finite in macerie le ipocrisie con cui l’Occidente da decenni domina il mondo. L’unico vero valore occidentale è il profitto figlio del meschino capitalismo che lo anima. L’Occidente ha dimostrato di essere poco più di una alleanza economica e militare che da sempre si arricchisce sfruttando risorse, lavoro e mercati altrui. Con la guerra che non è altro che uno dei suoi affari più redditizi nonché manganello politico. O meglio è questa la cultura che anima classi dirigenti in balia di pensiero unico neoliberista, lobbismo, opportunismo e drammatico vuoto valoriale. Capitalismo che si è comprato proprio tutto, perfino l’anima di una cultura che è in realtà molto di più. Ma mentre a Gaza sono finite sotto le macerie le ipocrisie occidentali, in oriente si sta concretizzando per la prima volta una leadership alternativa e con una massa molto superiore. Ed è anche per questo che siamo difronte ad un vero spartiacque storico che costringerà l’Occidente a reinventarsi. Nei palazzi continueranno a trincerarsi dietro ad assordanti silenzi e complicità, ma ben presto verranno progressivamente rimpiazzati da una nuova società civile scesa in piazza in tutto l’Occidente tra censure e spintoni. Tra loro tantissimi giovani ed una moltitudine sempre più diversificata e globale. Una società civile a cui spetterà ripartire dalle macerie di Gaza ricostruendo democrazie autentiche in cui il potere appartenga davvero ai popoli, ricostruire dei valori fondanti davvero indelebili e che prevalgono su muri e convenienze, ricostruendo un ordine internazionale andato in frantumi a furia di ipocrisie e foga bellica, riscoprendo l’alta politica espressione di slanci ideali autentici e disinteresse, riscoprendo la pace come obiettivo realistico ed essenziale per salvare l’umanità. Una nuova società civile occidentale che dovrà rimboccarsi le maniche quando il genocidio finirà.