I giudici siciliani non hanno convalidato il provvedimento del questore di Ragusa: è la prima decisione di questo tipo dopo il decreto del governo Meloni

(Alessandra Mancini – open.online) – «In Egitto ci sono gravi violazioni dei diritti umani». Tradotto: «Non è un Paese sicuro». Con questa motivazione, il Tribunale di Catania non convalida il trattenimento, disposto dal questore di Ragusa, di una persona migrante arrivata in Italia dallo Stato africano, e che a Pozzallo ha chiesto lo status di rifugiato. «Una lista di “paesi sicuri” non esime il giudice all’obbligo di una verifica della compatibilità» di tale «designazione con il diritto dell’Unione europea», si legge. Si tratta della «prima pronuncia di questo tipo dopo il decreto del governo Meloni» sugli Stati cosiddetti sicuri, commenta l’avvocata del richiedente, Rosa Emanuela Lo Faro. Da tempo diverse associazioni e organizzazioni non governative denunciano la violazione dei diritti umani all’interno del Paese governato in modo autoritario dal presidente Abdel Fattah al-Sisi. Nei giorni scorsi, il tribunale di Bologna ha rinviato il decreto Paesi sicuri, voluto fortemente da Giorgia Meloni, alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Per i giudici è indispensabile chiarire quale sia il parametro su cui individuare gli Stati sicuri, di provenienza delle persone migranti, e se il principio del primato europeo imponga di ritenere che in caso di contrasto fra le normative prevalga quella comunitaria su quella nazionale. Il rinvio all’istituzione dell’Ue è arrivato nell’ambito di un ricorso promosso da un richiedente asilo del Bangladesh contro la commissione territoriale per il riconoscimento della protezione.