(Tommaso Merlo) – La Harris è figlia di immigrati del mondo povero, Trump figlio di immigrati dal mondo ricco. È questa l’unica differenza. Già, negli Stati Uniti sono tutti immigrati, gli unici che avrebbero diritto di lamentarsi dell’immigrazione sarebbero i nativi americani. Quei mitici indiani pellerossa che furono sterminati dai coloni bianchi e rilegati in meste riserve. I capi delle tribù indiane non riuscivano a capire la sinistra luce che quei musi pallidi avevano negli occhi, il demone che li spronava a volere sempre di più e ad agni costo. È passato solo un secolo e mezzo ma sembra una eternità. Oggi a giungere tra le distese del Nordamerica sono popoli dalla pelle più variopinta, giungono in pace per lavorare e non per scacciare i padroni di casa e rubare tutto come i bianchi. Eppure non li vuole nessuno e sono temuti. Al punto che l’immigrazione negli Stati Uniti è ancora decisiva alle elezioni. Trump ha promesso di completare il muro col Messico e lanciare deportazioni di massa, la Harris idem ma senza patate. Perché paura vuol dire voti e voti vuol dire potere e potere vuol dire tutto. Ma non è solo propaganda, dall’America Latina i popoli si sono messi in marcia verso nord. Si tratta in realtà dei parenti del sud dei nativi nordamericani e quindi in teoria con maggiori diritti delle chiappe bianche di vivere in quelle terre, ma non solo. Se i latinoamericani emigrano verso nord è anche perché gli Stati Uniti hanno rimpiazzato il colonialismo spagnolo e portoghese continuando a far danni. Per decenni hanno interferito politicamente arrivando a sovvertire governi tra bombe e colpi di stato pilotati e non hanno mai smesso di sfruttare le risorse di quelle terre. Ma vai a farglielo capire ai musi pallidi. Quelli se ne inventano una più del demonio e poi fanno i finti tonti. Basta vedere cosa hanno combinato coi neri, prima sono andati a rapirli in massa in Africa, poi li hanno schiavizzati per secoli e poi una volta liberati hanno iniziato a discriminarli. Come se quei neri fossero indigesti invasori e non pronipoti di persone che vivevano serenamente nei loro villaggi nella savana prima che un muso pallido si permettesse di trattarli come bestiame. Ma vai a farglielo capire ai finti tonti. Per fortuna i tempi sono cambiati anche se certi istinti ancora sopravvivono. Gli immigrati che oggi danno più fastidio sono gli arabi perché hanno l’aggravante di essere di religione musulmana e provenire dai paesi dove i terroristi hanno osato sfidare l’impero de noialtri. In realtà anche tra le dune tutto ha origine dal colonialismo bianco e dalle guerre a casaccio degli ultimi decenni, ma vai a farglielo capire. A scombussolare le elezioni statunitensi è stata l’ironia della sorte in quanto i musulmani potrebbero essere decisivi in alcuni stati chiave. Molti di loro non vogliono votare per Kamala perché ha fatto spallucce davanti ad un progetto coloniale ancora in corso in Medioriente con tanto di sterminio dei nativi palestinesi. Droni e missili invece che baionette e frecce, ma stesse dinamiche e luce sinistra negli occhi. Tra le dune come tra i palazzi del mondo bianco. Quella luce che i capi tribù dei mitici pellerossa non riuscivano a capire cosa fosse. Quel demone che spronava i musi pallidi a volere sempre di più e ad agni costo. Bramosia, spietatezza, cieca determinazione. Quel demone interiore che spinge gli esseri umani a guerreggiare ferocemente per qualche chimera materiale. Come illusi di poter trovare là fuori ciò che in realtà possono trovare solo dentro. Tipo senso, appagamento, pace. I bianchi hanno conquistato il mondo senza mai conquistare se stessi e vittime della loro inconsapevolezza egoistica si sono ridotti ad inseguire un futile miraggio materiale dopo l’altro. Senza mai capire il loro errore di fondo e quindi senza mai riuscire a fermarsi fino al punto da mettere a rischio la sopravvivenza del pianeta. Ma vai a farglielo capire.