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Quando la libertà è mascherata

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(Stefano Rossi) – Gramellini chiedeva a Paolo Sorrentino se preferiva la Meloni, la Schlein o la Harris.

Lui, sabato scorso, ha risposto così: “E’ Semplice. Chi fa il mio lavoro non deve mai schierarsi, mai rivelare …si però nel momento in cui dici il nome stai facendo qualcosa che ha a che fare con la politica”.  

È notorio che il mondo del cinema e della musica italiana, salvo rarissime eccezioni, soffre di mancanza di idee e coraggio.

Il cinema sopravvive grazie alle sovvenzioni statali e, per questo, stanno tutti attenti a non rivelare le proprie idee politiche per paura di non ricevere i fondi necessari per fare un film.

Ed è per questo motivo che non ci sono più “film denuncia” che resero celebre il cinema italiano degli anni 60-70.

La Francia, generalmente aperta alla politica immigratoria, ha visto molti film nazionali contro l’immigrazione e sollevato enormi dibattiti sui reali problemi legati all’integrazione.

Negli USA è tutto il contrario dell’Italia.

Per la campagna presidenziale si sono schierati, eccome!

A favore di Trump ho scovato tre nomi degni: Mike Tyson, Lil Pump e Hulk Hogan. Una faccia, una razza.

A favore di Kamala Harris l’elenco è lungo.

Robert de Niro,   Spike Lee, George Clooney, Barbra Streisand, Charli XCX, Taylor Swift, Beyoncé, Cardi B, John Legend, Olivia Rodrigo, Katy Perry, Cher, Eminem, Amy Lee, Billie Eilish e Finneas, Bruce Springsteen, Jennifer Lopez, The National, Mumford & Sons e Gracie Abrams. Ma anche Leonardo Di Caprio, Rihanna, Dwayne Johnson, Tom Hanks, Ben Affleck, e Jennifer Aniston.

Lungo è l’elenco di cantanti che hanno minacciato cause milionari se Trump non avesse smesso di usare le loro canzoni nei comizi come Phil Collins, Leonard Cohen, Neil Young, Bruce Springsteen, R.E.M., Michael Stipe, il bassista Mike Mills, Eminem, Adele, gli eredi di George Harrison e Prince per “Purple Rain”.

Un discorso a parte merita il caso di Sinead O’Connor.

Gli eredi hanno diffidato Trump nell’utilizzare la canzone “Nothing Compares 2U” nei suoi comizi.

Chissà se Trump ha mai saputo che Sinead O’Connor si era convertita all’islamismo e cambiato nome.

E chissà se avrà mai compreso che la sua politica è molto simile a molti stati islamici per avere in comune le lotte contro l’aborto, il divorzio, l’omosessualità.


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