Il costituzionalista – “Volevano una prova muscolare, ma hanno muscoli sgonfi… sono leggi utili solo per fare politica”

(Di Tommaso Rodano – ilfattoquotidiano.it) – Professor Ainis, i giudici stanno facendo a pezzi il decreto sui “Paesi sicuri”.
Il governo pensava di uscire da questa situazione con un esercizio muscolare, ma non sapeva di avere i muscoli sgonfi: il decreto legge è una soluzione che non sta in piedi. Partiamo dai fondamentali. Due articoli della Costituzione, 11 e 117: entrambi sanciscono il primato del diritto europeo sulle nostre leggi. Poi c’è la Corte di giustizia dell’Ue, che ha il compito di assicurare un’interpretazione omogenea delle sue norme in tutti gli Stati. La somma di questi tre fondamentali è chiara: le leggi interne contrastanti con le regole comunitarie sono scritte sull’acqua.
Il governo italiano ritiene di aver subito un torto.
Avevamo già un decreto interministeriale che compilava un elenco di 22 paesi sicuri, quello disapplicato dal Tribunale di Roma. La scelta di ribadirlo con un decreto legge è bizzarra e non ha spostato di un millimetro la realtà dei fatti. Il decreto legge e il decreto interministeriale sono due norme interne: se in contrasto con il diritto europeo, il giudice non può fare finta di nulla.
Le scelte dei magistrati erano inevitabili?
Avevano tre possibilità. La prima era interpellare la Corte di giustizia europea, come ha fatto il Tribunale di Bologna. La seconda strada è quella appena seguita a Catania: poiché il giudice ha l’obbligo di disapplicare una norma di diritto interno che contrasta con il diritto europeo, il magistrato ha deciso di fare come se il decreto legge non esistesse. Ci sarebbe una terza possibilità e penso che verrà esplorata anche questa: sollevare la questione di legittimità costituzionale del decreto.
Oltre alla sostanza, la forma: il decreto ha avuto un iter “particolare”.
Hanno trasformato quel decreto legge in un emendamento al decreto Flussi per fare in fretta: è un treno partito prima, i tempi della conversione sono più rapidi rispetto al primo decreto legge. Sa che succederà? Probabilmente queste norme entreranno in vigore due volte: i paesi dell’elenco diventeranno doppiamente sicuri (ride). Li avremo in ben due atti normativi: il decreto Flussi e il decreto legge originario. Com’era quel film? Il decreto che visse due volte.
Ma i “decreti matrioska” esistono da anni.
Pure il condono fiscale ormai è prassi in Italia, ma non significa che sia un bello spettacolo da vedere. Parliamo di una prassi degenere, deforme, già denunciata da una ventina d’anni dal Comitato per la legislazione, un organo parlamentare che dovrebbe occuparsi di curare la qualità formale delle leggi. Tale è la qualità che avremo uno stesso testo ospitato in due norme. Un bambino con due madri, un miracolo della scienza.
Glielo chiedo volgarmente: al governo sono analfabeti del diritto o solo in malafede?
La politica è diventata una forma di spettacolo: non conta tanto l’effetto giuridico, ma l’effetto politico sull’opinione pubblica. Prenda i decreti Sicurezza: un campionario di nuovi reati e aumento delle pene, un’esibizione muscolare che non risolve nulla. C’erano già 35 mila reati in circolo? Diventeranno 35 mila e uno, con pene più gravi. Si fanno leggi per dire “io l’ho fatto”.
Tanto ci sono i magistrati cattivi che non le applicano.
Pure la magistratura ha i suoi problemi, a cominciare da una deriva correntizia che le ha fatto perdere credibilità. Detto questo, un magistrato può far finta di nulla e ignorare il dettato costituzionale?
A proposito di norme scritte “un po’ così” e mai applicate, torna in mente il Berlusconi del 2001, che aveva fatto approvare una legge sulle rogatorie per invalidare le prove che arrivano dall’estero ai magistrati italiani. È tuttora vigente, ma mai applicata.
C’è un cimitero di leggi disapplicate. Massimo Severo Giannini, un ex ministro che era un ottimo professore di Diritto amministrativo, le definiva “grida in forma di legge”. Come dicevo prima: si fanno leggi solo per mostrarle all’opinione pubblica.
E le leggi non producono alcun effetto.
In realtà uno sì: l’intossicazione del clima istituzionale. Per cui se un magistrato si permette di applicare la Costituzione italiana diventa “un giudice comunista”.