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Israele: prima che sia troppo tardi

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(Gioacchino Musumeci) – Penso che gli israeliani dovrebbero mandare Benjamin Netanyahu al diavolo con tutte la forze, diversamente sprofonderanno nel caos. All’incubo quotidiano della striscia Gaza si aggiungono notizie allucinanti dal Libano mentre monta la tensione con l’Iran.

Il risultato drammatico è che per il delirio di Netanyahu Israele si macchia di crimini contro l’umanità senza precedenti nella storia dei conflitti coi palestinesi. Ma oggi ancor più gravemente il caos è dilagato, nonostante richiami delle Nazioni Unite al raziocinio, ben oltre i confini in cui era stato contenuto a stento. Israele, disinteressato e un eventuale escalation che lo colpirebbe in pieno, è in guerra con tutti. Quando non è guerra militare con nemici storici, lo scontro ideologico è col resto del mondo.

Dopo la destituzione di Gallant dal governo e il posizionamento poco rassicurante di Katz alla difesa, interpretare la tattica del leader israeliano sembra più compito di clinici che di politici.

Se il leader israeliano intendeva fomentare rabbia nell’opinione pubblica mondiale, sta ottenendo ottimi risultati. Ben sapendo che risposte rabbiose possono facilmente degenerare in odio. E in considerazione del fatto che Bibi è uno stratega eccellente ogni elemento potrebbe essere frutto di un calcolo malvagio.

Non so se mi costerà qualcosa sostenerlo, ritengo che le ragioni profonde dell’estremismo di Bibi sintetizzino un disturbo della personalità. E l’inganno in cui sono caduti gli israeliani è talmente assurdo che nessuno è disposto a esporsi pubblicamente per indicare elementi patologici nel comportamento del premier israeliano; certi aspetti non si possono discutere, indicherebbero che la capacità di manipolazione israeliana non ha eguali. E indicherebbero drammaticamente quanto sia flebile la voce Ue contro la spregiudicatezza del sostegno di Washington ai metodi del governo israeliano.

I tratti psicologici contenuti nella postura bellica di Bibi sono inquietanti, ricordano da vicino quelli del narciso patologico. Nasce perfino il sospetto che Netanyahu voglia isolare Israele dal resto del mondo con la determinazione che caratterizza il narciso maligno nel meticoloso programma di annichilimento di ciascun punto di riferimento utile a emancipare la vittima. Oggi penso che Netanyahu stia isolando tutti gli israeliani e consumi deliberatamente l’empatia internazionale su cui potevano contare.

L’isolamento di Israele unitamente alla propaganda tambureggiante dell’antisemitismo fa gioco al governo di Natanyahu. I suoi vaneggiamenti potrebbero spingere gli israeliani manipolati verso l’idea che il mondo non condivida le ragioni del loro governo perché non le capisce o non vuole condividerle. Sottoposti a un condizionamento continuo gli israeliani potrebbero perfino rinnovare fiducia a Netanyahu per una sorta di sindrome di Stoccolma distruttiva. E questo spiegherebbe la longevità politica che può vantare colui che ha trasformato uno scontro politico in uno scontro di civiltà definendo Israele stato in cui l’autodeterminazione è esclusiva del popolo ebraico, derubricando così i palestinesi a entità inferiori.

La gravità di tali asserzioni riconduce la profilo del narcisista maligno. Oltre la totale assenza di empatia Il narcisista impone e manipola, imita i sentimenti ma non li prova e mente, non capisce il dolore che provoca e se ne stupisce, si irrita davanti alla sofferenza e le richieste di chiarimenti. Proprio come Netanyahu, i suoi ministri e diplomatici sono indifferenti alle infinite atrocità inflitte ai palestinesi e non capiscono l’orripilazione manifestata da più parti e con più voci delle Nazioni Unite.


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