L’Occidente si illudeva di vincere la guerra in Ucraina; ora si illude di fermarla. Trump non ha questo potere per molte ragioni. La prima è che non ha deterrenza. Se Putin rifiutasse le proposte della Casa Bianca, Trump […]

(di Alessandro Orsini – ilfattoquotidiano.it) – L’Occidente si illudeva di vincere la guerra in Ucraina; ora si illude di fermarla. Trump non ha questo potere per molte ragioni. La prima è che non ha deterrenza. Se Putin rifiutasse le proposte della Casa Bianca, Trump non lo attaccherebbe. Detto più semplicemente, se Putin chiede a Trump: “Altrimenti cosa fai?”, Trump risponde: “Niente”. Davanti a un Putin che rifiuta gli accomodamenti, la Nato è disarmata poiché Trump non intende scatenare la Terza guerra mondiale per l’Ucraina. La seconda ragione è che la guerra è diventata troppo complicata. Una guerra provocata da dieci cause non può essere fermata eliminando una sola causa ovvero il sostegno Usa a Zelensky.
Quanto maggiore è il numero delle cause di una guerra, tanto più difficile è arrestarla. Le cause principali, nel febbraio 2022, erano due: il massacro in Donbass per mano di Kiev e l’assorbimento dell’Ucraina nella Nato. Nel frattempo, i fattori del conflitto si sono moltiplicati: 1) l’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato; 2) Kursk; 3) le potentissime armi Nato nelle mani di Zelensky; 4) la confisca degli asset russi; 5) la costruzione di una mega base Nato in Romania, che confina con l’Ucraina, la base Mihail Kogălniceanu. Zelensky ha invaso Kursk anche per rendere impossibile fermare la guerra con una telefonata. Nel giorno in cui Zelensky invadeva la regione di Kursk, il 6 agosto scorso, questa rubrica disse: “Per ogni passo avanti, l’Ucraina farà due passi indietro”. I passi indietro sono stati quattro. Il primo passo indietro è stato il crollo delle roccaforti in Donbass. Il secondo passo indietro è stato l’ingresso in guerra della Corea del Nord. L’invasione di Kursk ha causato l’internazionalizzazione della guerra a vantaggio della Russia. Il terzo passo indietro è stata l’uccisione della diplomazia. Invadendo Kursk, Zelensky ha costretto Putin a riconquistare il territorio russo con la forza. Putin non può riprendere Kursk con una mediazione diplomatica. Deve per forza riprenderla con le armi. Mentre scrivo, ammassa 50.000 soldati per schiacciare gli ucraini. Non ci sarà telefonata di Trump che tenga. Il quarto passo indietro è stato il danno d’immagine alla Casa Bianca. Una volta a Kursk, Zelensky ha chiesto a Biden di colpire la Russia in profondità con i missili americani pensando di metterlo con le spalle al muro. Biden ha detto sì. Ma poi, minacciato da Putin, ha detto no. Invadendo Kursk, Zelensky ha reso evidente che gli Stati Uniti hanno paura della Russia. Infine, Putin non può fermarsi proprio ora, mentre l’Ucraina crolla. Putin ha speso troppi miliardi e fatto morire troppi soldati per indebolire l’Ucraina. Questo è il momento di raccogliere i risultati del lavoro. Nei prossimi mesi, Putin farà come Netanyahu: fingerà di trattare per continuare ad avanzare. Netanyahu avanzerà perché la Casa Bianca non vuole punirlo, pur potendo. Putin avanzerà perché la Casa Bianca non può punirlo, pur volendo. Nel caso d’Israele, la Casa Bianca è un potrei, ma non voglio. Nel caso della Russia, è un vorrei, ma non posso. Il fatto che Trump tagli i fondi all’Ucraina non implica la fine della guerra. Senza soldi, Zelensky sarà costretto a trattare. Putin, invece, può fare quel che vuole. Questa rubrica invocava diplomazia all’inizio della guerra per impedire che la Russia facesse un investimento smisurato nella guerra. Quell’investimento è stato fatto. Alla Russia non basterà una telefonata per ripianare i costi.