
(Tommaso Merlo) – Le crociere per migranti in Albania durano davvero poco. Il povero migrante non fa in tempo a posare le valigie nel resort che deve già tornare indietro. Si gode giusto un piacevole giro in nave per il Mediterraneo scortato come se fosse un capo di stato, ma quando arriva al check-in gli dicono che non può restare perché proviene da un paese considerato non sicuro oppure perché è vulnerabile. Cose che il povero migrante conosce da quando è nato mentre gli italiani lo scoprono solo dopo averlo deportano in un altro paese. È a quel punto che il povero migrante capisce l’errore madornale che ha commesso sbarcando in Italia. Poveraccio. Stremato, spaesato, impaurito. Qualche giorno al resort albanese lo avrebbe gradito volentieri, anche perché pare non manchi nessun confort e non si mangi affatto male. Una deportazione Made in Italy, all’insegna dello stile e della bella vita. Sia per i detenuti colpevoli di miseria aggravata sia soprattutto per gli agenti incaricati nel delicato compito di garantire l’ordine, pare abbiano perfino a disposizione una piscina olimpionica e prelibati buffet. Certo, il tutto costa un occhio della testa e l’Italia è piena di debiti fino al collo, ma chissenefrega, si vive una volta sola! E poi bisogna essere onesti, è quella la vera priorità degli italiani. Non il lavoro precario e pagato da cani, non la spesa che si è trasformata in una rapina a mano armata, non i rischi di una guerra nucleare mondiale dietro l’angolo, ma qualche sfigato migrante su decine di migliaia di altri che sbarcano e bivaccano serenamente nel Belpaese. Un bel casino. Anche perché ormai il governo ci ha messo la faccia ed ogni dietrofront è una cocente sconfitta. E l’ha messa pure a livello internazionale. Molti capi di stato europei hanno dichiarato di guardare con molto interesse l’operazione italiana in Albania, una soluzione innovativa che potrebbe risolvere l’annosa questione dell’immigrazione clandestina in tutto il vecchio continente. Già, un’operazione che però non torna al punto che si sta rivelando una delle figuracce italiane peggiori dai tempi di Alcide De Gasperi. Il classico scarica barile è già iniziato con politicanti e magistrati che tra una randellata e l’altra si dicono certi di trovare un giudice in Europa. Altro classico nostrano, palla agli azzeccagarbugli, baruffe tra tifosi e nessuno che si accorge del beffardo destino. Perché per ironia della sorte fu proprio in quei luoghi albanesi che si combatté la celebre battaglia tra Cesare e Pompeo nell’ambito di una guerra civile destinata a cambiare il volto dell’Impero per sempre. Tempi in cui l’Italia era al centro del mondo allora conosciuto. E per ironia della sorte fu in quei luoghi albanesi che ebbe inizio l’invasione fascista dell’Albania del 1939, quando un’Italia tornata centrale sullo scacchiere e con velleità imperialiste cacciò il re Zog e conquistò Tirana. E per ironia della sorte fu proprio da quei luoghi albanesi che ebbe inizio la nuova era dell’immigrazione di massa in Italia e non solo. Era il 1991 quando a Bari sbarcò La Vlora stracolma di migranti albanesi. Sono passati oltre trent’anni, quegli uomini a dorso nudo sono sbarcati e si sono messi a lavorare sodo. Per il loro bene ma anche quello dell’Italia. Una storia dal lieto fine per tutti. Perché ieri come allora, l’Italia ha bisogno di braccia, gli immigrati di lavoro. E il resto è solo propaganda. Anche grazie a quella nave stracolma, l’Albania oggi è un paese rinato e a sbarcare a Durazzo sono gli italiani in vacanza in cerca di prezzi ragionevoli ma anche di una cultura diventata amica. Già, è proprio la nostra storia speciale con l’Albania che ci insegna quanto l’immigrazione sia un fenomeno benefico se gestito a dovere. Accogliendo ed integrando. La speranza è che la disastrosa Campagna d’Albania in corso, sia l’occasione storica affiche l’Italia la smetta di fare propaganda sulla pelle dei migranti e cominci a vedere il fenomeno per quello che è. Viviamo una impressionante crisi demografica e d’imborghesimento, abbiamo disperato bisogno di migranti per ragioni economiche ma anche sociali. Lo dicono i numeri, non le opinioni. Una realtà che dobbiamo imparare a gestire bene, non a schivare. Quanto al contenimento alla fonte dell’immigrazione clandestina di massa, l’unico modo per riuscirci è rendere il mondo più giusto ed è di questo che si dovrebbe occupare la politica, coi migranti sbarcati che possono dare una mano. Proprio come ci insegna la nostra cara Albania.