
(Di Fabio Mini – ilfattoquotidiano.it) – Ci sono molti modi per promuovere un libro. Leciti e illeciti, banali e intelligenti, critiche e marchette. La scelta inglese di oggi è quella di promuovere le vendite del libro Out of the Blue, la biografia sull’ex primo ministro inglese Liz Truss, con uno scoop. Il titolo riprende una nota espressione idiomatica inglese che descrive qualcosa di improvviso e inaspettato come un fulmine a ciel sereno. La biografia è stata scritta dai giornalisti della destra britannica, conservatrice, populista ed euroscettica, Harry Cole (tabloid The Sun) e James Heale (rivista The Spectator).
Tom Sanders, che scrive per il diffuso (e gratuito) quotidiano Metro, afferma che la Truss ha rivelato di aver impiegato gli ultimi giorni della sua brevissima carica (6 settembre-25 ottobre 2022) facendo i calcoli sul fall out nucleare che avrebbe coperto la Gran Bretagna. Putin era infatti prossimo a lanciare un ordigno nucleare tattico sull’Ucraina o uno ancora più potente nel Mar Nero. La preziosa e “squisita” informazione era pervenuta dall’intelligence statunitense e quindi affidabile. Anche il nuovo libro del giornalista del Watergate, Bob Woodward, riporta che in quel periodo la Casa Bianca prevedeva tale evento. Il presidente Biden l’aveva buttata lì rievocando la crisi di Cuba e mentre la Truss controllava le previsioni meteo, il suo ministro della Difesa, Ben Wallace, volava a Washington per discutere le contromisure. Il rischio era reale, lo dicevamo tutti senza bisogno dello spionaggio americano, e sapevamo anche che non c’erano contromisure: se la Russia avesse voluto e fosse stata costretta, oltre a essere provocata come infatti lo era proprio da parte inglese, avrebbe fatto ricorso alle armi nucleari. E la cosa è ancora valida. Quello che non funzionava allora e insegna ancora oggi è il sistema decisionale.
La Truss e, con lei, il governo inglese avevano avuto bisogno di una informazione americana per preoccuparsi di una eventualità scontata. Si preoccupavano del fall out a due-cinquemila chilometri di distanza senza pensare a quello che succedeva nei paesi al disotto di tali distanze. Cioè in tutta Europa. Ma c’è di peggio: la valutazione statunitense del rischio, a detta della Truss e di Woodward, era 50-50. Cioè, le migliori intelligence del mondo chiamate a esprimere una probabilità non riuscivano ad andare oltre il sì-no, il flip di una moneta. Sarebbe bastato lo scarto di un punto 51-49 per offrire ai politici un motivo per decidere razionalmente in un senso o nell’altro. Ma non era questo che si voleva, allora come oggi: il 50-50 contempla in egual misura il panico e il menefreghismo, due opzioni irrazionali ma fruttuose per chi trae vantaggio dall’una o dall’altra, ed oggi è ancora il momento di tenere il mondo in sospeso tra panico ed euforia, preoccupazione e indifferenza. Ma non per molto. Sanders osserva che la “rivelazione” della folgorazione della Truss avviene nel momento in cui “Putin si prepara a riprendere i territori russi occupati dagli ucraini prima che Trump entri in carica” e “Zelensky teme che Trump gli tagli i fondi”. Quindi “il primo ministro inglese sir Keir Starmer la prossima settimana incontrerà Biden e gli chiederà altri 20 miliardi per l’Ucraina e l’autorizzazione a lanciare i missili a lungo raggio Storm Shadow in Russia, condizione fondamentale per il “piano di vittoria” ucraino. In pratica in Gran Bretagna, come negli Stati Uniti e in Europa c’è ancora qualcuno che sta lavorando perché accada qualcosa d’improvviso e inaspettato. Out of the blue.