
(Di Antonella Mascali – ilfattoquotidiano.it) – Quando l’allieva supera il maestro. Ovvero Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. Il governo a guida FdI accartoccia la Costituzione e fa carta straccia del principio del giudice naturale. Se quel giudice naturale ha preso decisioni sgradite a Palazzo Chigi, si cambia. Dalle ordinanze sull’immigrazione di Catania, Roma, Bologna, a quelle ambientali di Siracusa e Roma, sul “Salva Priolo”, è tutta una prova di forza a colpi di decreti e di dichiarazioni con attacchi personali.
Certo B. aveva spianato la strada con le leggi ad personam, con la legge sul legittimo sospetto, la legge Cirami, provò a far spostare a Brescia i suoi processi di Milano, ma questa maggioranza va oltre: vuole cambiare le competenze dei giudici d’appello perché quelli dei tribunali hanno disapplicato i decreti Immigrazione e se li vuole togliere di torno. Ininfluente che si vada fuori dai binari costituzionali e ordinamentali. Martedì è stato presentato in Commissione Affari costituzionali della Camera un emendamento al decreto Flussi a firma Sara Kelany, deputata di FdI, che punta a esautorare i giudici delle sezioni immigrazioni dei tribunali. Spera che i giudici d’appello siano più “ragionevoli”. Forse ritiene che la campagna di delegittimazione dei giudici dei tribunali “comunisti” porti quelli d’Appello ad allinearsi con il governo. Recita l’emendamento: “Per i procedimenti aventi ad oggetto la convalida del provvedimento con il quale il questore dispone il trattenimento o la proroga del trattenimento del richiedente protezione internazionale… è competente la Corte d’appello” civile, “in composizione monocratica”, del distretto coinvolto. Ora, anche uno studente di primo anno di Giurisprudenza, ma non solo, sa che i giudici d’appello sono competenti a esprimersi su provvedimenti dei tribunali, che possono o confermare o riformare. Non a caso diversi magistrati e avvocati sono convinti che sia una norma incostituzionale.
Ma c’è anche un altro fronte che conferma come questo governo faccia di tutto per trovare giudici compiacenti. Non si contano le dichiarazioni contro il gip di Siracusa nelle settimane scorse e ora contro i giudici del Riesame di Roma per aver osato andare contro “il decreto Salva Priolo” che aveva riaperto il depuratore dove confluiscono i reflui delle compagnie petrolifere, nonostante ci sia un’inchiesta in corso. L’ultima puntata riguarda il Tribunale del Riesame di Roma che si è rivolto alla Corte costituzionale perché si è ritrovato a doversi esprimere su una vicenda – quella del depuratore di Priolo – per cui si dichiara incompetente territorialmente. A proposito del principio di giudice naturale stravolto, è stato il governo a ricorrere al Riesame di Roma dopo che al gip di Siracusa la Corte costituzionale, a cui si era rivolto, gli aveva dato ragione e aveva confermato che il decreto “Salva Priolo” era illegittimo perché disponeva la riapertura senza limiti temporali. Per il 21 novembre il ministro per le Imprese, Adolfo Urso, FdI, ha convocato un tavolo per fronteggiare le decisioni della magistratura mentre l’assessora regionale siciliana all’Ambiente, Giusy Savarino si “rammarica” che i giudici abbiano “interrotto il percorso virtuoso con il governo Meloni” e attacca: “Mi sfugge l’iter giuridico che ha portato a questa pronuncia, non vorrei che alla base ci fosse una motivazione politica”. E ti pareva.