Intervista al capogruppo M5S in Senato: “Una delusione se non si raggiunge il quorum. Dal voto arriveranno indicazioni chiare per una coalizione progressista”

(di Matteo Pucciarelli – repubblica.it) – MILANO — Il capogruppo al Senato del M5S Stefano Patuanelli dice che l’assemblea costituente di sabato e domenica a Roma sarà l’occasione «per fare definitivamente chiarezza sulla nostra identità». E anche sull’organizzazione interna.
C’è un tema che in queste ore agita un po’ la discussione interna: cioè se non ci sarà il voto della maggioranza qualificata degli iscritti, tutto rimarrà com’è. Il rischio è concreto?
«Non tutte le modifiche e discussioni saranno vincolate al raggiungimento del quorum, su tutta la parte tematica e politica ad esempio non serve. Sui temi statutari invece sì».
Per sabotare il percorso qualcuno si augura che non ci sia abbastanza partecipazione.
«Trovo surreale leggere che persone vicine a Beppe Grillo invitino a non votare, poi sono gli stessi che si appellano a una maggiore democrazia, è un po’ un controsenso a mio parere. Dovremmo remare tutti in questa direzione: cioè intervenire, discutere, votare».
Avete in mente una specie di appello al voto agli iscritti?
«Ci saranno sicuramente dei reminder. In passato abbiamo avuto scarsa partecipazione sui voti routinari ma sulle cose importanti c’è sempre stato coinvolgimento, ma ripeto: i paladini della partecipazione che si battono per contrastarla li trovo incoerenti. È grave che con questi appelli si voglia sabotare la partecipazione e il voto di una comunità sana e forte come la nostra che, sono certo, non lo permetterà».
Se non si raggiungesse il quorum, sarebbe un mezzo fallimento?
«Sarebbe una delusione, perché abbiamo cercato di fare un percorso ampio e condiviso. Sono da sempre nel M5S, cominciai nel 2005 con il gruppo Amici di Beppe Grillo e non ho mai visto nulla così gestito dal basso, senza alcuna interferenza della leadership, dei vertici. Da Conte al consiglio nazionale ai parlamentari abbiamo saputo del contenuto delle riflessioni dei sorteggiati alla fine del percorso, e non avevamo alcuna anticipazione».
Ma a lei farebbe piacere vedere Grillo all’assemblea?
«Mi auguro venga, vorrei vederlo e ascoltarlo, è ancora il garante e non vedo perché non debba esserci».
In queste settimane e mesi ha capito le sue posizioni?
«Non posso dire di no ma non condivido il fatto di essere uscito sempre in contrapposizione e per fare male al M5S, dispiace quando ci dà dei poltronari o delle pecore o degli incompetenti».
Il miracolo di una ricomposizione è possibile?
«Non credo nei miracoli ma nelle persone e nella loro buona volontà. Quello che faremo non può essere un chiarimento che però lascia tutto com’è, della serie: poi, tra sei mesi, Grillo esce e contesta di nuovo tutto quanto. Non si può far finta che questo percorso non ci sia stato, se si voterà e ci saranno delle decisioni allora si rispetteranno. Non c’è mai stato nulla prima nella storia del M5S con questa legittimazione».
Quale esito finale che si augura?
«Un forte dibattito mediatico attorno ai temi, ce ne sono tanti, proposti da una forza politica matura, una discussione che non sia limitata allo scontro con Grillo. Non stiamo sparendo, siamo ancora il terzo partito del Paese. Vorrei quindi ci fossero punti chiari e fermi, dall’alleanza al collocamento politico fino ai ruoli interni. Affinché non se ne discuta più per parlare di proposte per l’Italia».
Dalla vostra assemblea ci saranno risvolti positivi anche per Pd e Avs?
«Più che altro ci saranno per una coalizione del campo progressista. E se alla fine si voterà no ad una coalizione sarà comunque una chiarezza per tutti. Posto che io voterò per consolidarla».
E sul simbolo come la vede?
«Che più che altro negli anni sono mancati i punti forti dell’identità. Non è stato facile ogni volta sentirsi chiedere siete progressisti, riformisti, di destra, di sinistra? Serve guardare quel che si è fatto negli anni e questo ci qualifica come forza progressista».
Quindi, quale identità dovrà avere secondo lei il M5S dal 25 novembre?
«Forse sono in minoranza ma ci definisco una forza di sinistra: sul reddito, sul ruolo dello Stato nell’industria, sull’ambiente, siamo questo. Mi piacerebbe stimolare un dibattito e lancio la sfida anche ai miei colleghi, confrontiamoci».