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Facce, ex e sfondo blu: “Dal voto capiremo cosa è rimasto dei 5S”

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I dubbi della vigilia – L’assemblea “Manca la politica, sembra un convegno”

(Di Paola Zanca – ilfattoquotidiano.it) – Per qualcuno è “blu Di Maio”, per altri semplicemente “blu Comin”, dal nome della società di comunicazione che ha messo in piedi (anche) la scenografia di questa “Leopolda” (altre reminiscenze targate anni Dieci) che i più cattivi addirittura arrivano ad accostare al male assoluto: Forza Italia, 1994.

Se il contenitore fa il contenuto, il Palazzo dei Congressi che nel quartiere Eur di Roma ospita la Costituente 5 Stelle, racconta di un Movimento che ha fortissimamente voglia di rifarsi il vestito. Si è messo quello buono e c’è chi avrebbe già voglia di sporcarsi un po’. “Tutto benissimo, sì. Ma lo vedi? Manca la politica! Questa operazione per costruirci la credibilità di una forza matura è giusta, perfino doverosa. Però perdiamo l’anima”, si sfoga un Cinque Stelle della prima ora. “Quella di oggi sembra una riunione di una commissione, non so, un convegno all’università: ma noi dobbiamo tornare a parlare fuori, a riprendere voti. I sondaggi non vanno bene: se ci toccano altri cinque anni di Meloni, non ci rialziamo più”.

Intorno, seduti in cerchio attorno al palco, ci sono gli ospiti della kermesse. Né politici né società civile: persone normali, fan di Giuseppe Conte. Età media non propriamente bassa, accento diffusamente del Sud, pochi “ex” a omaggiare la rinascita del Movimento. “Se passa il sì al terzo mandato però tornano tutti, vedrai”, dicono profetiche malelingue. Che pure non disdegnerebbero, sia chiaro: “Nemmeno ce ne rendevamo conto, ma avevamo una classe dirigente giovane, fresca, battagliera. Lascia stare Di Maio e Di Battista, che li abbiamo persi. Ma pensa a un Bonafede, un Buffagni, una Lombardi, per dirne tre diversissimi tra loro: oggi chi c’è? Ci mancano facce politiche, vivaci, cariche: Conte lo è diventato, ma intorno non c’è più niente”.

La questione del personale politico, è tutt’altro che residuale, in questa storia. Perché per una ex come Paola Taverna – che si fa selfie “come ai vecchi tempi”, esausta e speranzosa perché “è la quarta volta che rifondo il Movimento, speriamo sia quella buona” – c’è una pattuglia di parlamentari in carica che, se dovesse rimanere il vincolo, potrebbe cominciare a guardarsi intorno. Non proprio un ottimo viatico per la seconda metà di legislatura che sta per cominciare. E per Giuseppe Conte.

E qui veniamo al leader che in sei anni si è letteralmente mangiato tutto quello che c’era prima: Davide Casaleggio, poi Di Maio, ora (forse) Grillo, il fondatore già licenziato da fornitore, ora in procinto di diventare un garante a tempo determinato. Giurano che la lite – che pure ha inciso parecchio sull’umore del leader – alla fine possa essergli stata utile. Non solo perché è iniziata molto tempo fa ed è arrivata ormai scarica alla kermesse. Ma anche perché senza quello scontro, oggi, l’ex premier si sarebbe presentato alla Costituente solo con le ossa rotte dagli ultimi risultati elettorali. Invece il ridimensionamento del ruolo di “Beppe” atteso per oggi può dargli, sperano, nuova linfa. Scorrerà sulle slide, questo pomeriggio, la scommessa di Conte. Che ha già vinto la partita del quorum e ora deve capire quale gente è ancora dalla sua parte. Progressisti o nostalgici della linea né destra né sinistra? Contro o a favore dei 2 mandati? Fedeli a lui o ancora legati a Grillo? L’analisi del voto, dicono, sarà lunga e approfondita: “Abbiamo perso tanto, dobbiamo capire chi è rimasto”.


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