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L’ex senatore Airola: “I parlamentari devono iniziare a tremare. Noi pronti a tornare”

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L’ex parlamentare torinese: “Servono persone che trasmettano affidabilità. Oggi si chiude un’epoca”

Alberto Airola 

(di Gabriella Cerami – repubblica.it) – Alberto Airola, ex senatore torinese che è stato anche capogruppo M5s e componente della commissione di vigilanza Rai, è tra i tanti ex parlamentari che si aggirano tra i corridoi del palazzo dei congressi, tra abbracci, selfie e una convinzione espressa quando viene annunciata l’abolizione del limite dei due mandati: «Devono tremare perché ci ricandidiamo».

È una minaccia?

«No, uno stimolo rivolto ai parlamentari attuali affinché lavorino sempre meglio. L’identità si mantiene anche con coloro che appartengono ad altre epoche e che possono essere testimoni di un vissuto».

Lei si vorrebbe ricandidare?

«Non bisogna chiedere a un politico se si ricandiderà perché mentirà sempre».

Avete per anni criticato i “professionisti della politica”, quelli “attaccati alla poltrona”. Cosa è cambiato?

«Il limite dei due mandati funzionava in un movimento anti-sistema come quello che siamo stati, non per un partito che vuole governare».

Ma anche allora l’obiettivo era arrivare al governo.

«Un tempo avevamo la casta contro e abbiamo fatto una battaglia durissima contro il sistema, che lo si poteva combattere con cittadini non attaccati alla poltrona. Adesso parliamo di alleanze sui territori e servono persone che trasmettano affidabilità».

Quindi anche voi attivisti della prima ora smentite le vostre origini per tornare in Parlamento?

«Non caschiamo dal pero. Sono necessità che si evidenziavano già allora, ma adesso ancora di più. Servono interlocutori che riescano a porsi con la giusta autorevolezza, riconosciuti e credibili».

Non prova un po’ di nostalgia e di senso di colpa nei confronti di Beppe Grillo?

«Sono un po’ triste perché si chiude un’epoca, che era già in dissolvenza. Però c’è stato un processo democratico e io mi fido di Giuseppe Conte. Il Movimento appartiene a tutti, non è un pallone che ci si porta via. Ora dobbiamo tornare a stare in mezzo alle persone e recuperare la dimensione di comunità che abbiamo vissuto durante l’assemblea».

Cosa farà nei prossimi mesi? Starà di più a Roma?

«Aspetto le altre evoluzioni politiche».


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