
(ilfattoquotidiano.it) – Eccola, la carta che dovrebbe frenare Beppe Grillo. Ieri l’AdnKronos ha diffuso il testo della scrittura privata con cui il garante si era impegnato a non contestare l’uso del nome e del simbolo del Movimento, in cambio di una manleva, ossia dell’esonero dalle eventuali conseguenze patrimoniali delle cause giudiziarie che lo riguardavano come fondatore. Un testo di cui avevano parlato più volte sia Giuseppe Conte sia il deputato del M5S Alfonso Colucci, che nell’organigramma del Movimento figura come organo di controllo. Secondo il testo riportato dall’agenzia – che non riporta la data dell’accordo, stretto comunque con Conte già leader del M5S – Grillo si è impegnato a non muovere “alcuna contestazione nei confronti dell’Associazione Movimento 5 Stelle 2017” per quanto riguarda l’uso del nome e del simbolo, anche se in futuro il logo dovesse essere modificato “in tutto o in parte”.
Non solo: il garante si è impegnato anche “a non prestare collaborazione funzionale e/o strutturale ad altre associazioni che hanno quale finalità quella di svolgere attività in contrapposizione o concorrenziale”. In sostanza, una clausola anti-scissione. Altro elemento di cui tenere conto nel duello tra Grillo e l’ex premier, verso il voto bis sul garante fissato tra il 5 e l’8 dicembre. Partita che si gioca sul quorum, con i grillini che invitano a disertare le urne per salvare la carica del fondatore. In quest’ottica, contro il garante arriva il post del consigliere regionale pugliese Cristian Casili: “All’invito dei Figli delle Stelle di non votare, rispondo con le parole di Grillo dell’8 giugno 2011: “(Fare saltare) il quorum è un furto di democrazia. Un modo per fottere il cittadino. È inammissibile invitare la gente a non votare, chi lo fa andrebbe denunciato…”.