La strategia del fondatore: la sfida a Conte andrà avanti anche dopo la ripetizione del voto sullo statuto

(di Emanuele Buzzi – corriere.it) – Il vaso è colmo. Beppe Grillo ha deciso: comunque vada la seconda votazione sul ruolo del garante, lo scontro con i contiani non finirà. Troppi gli attacchi, troppe le uscite giudicate a dir poco ingenerose nei suoi confronti. E troppo poche, invece, le voci di chi era al suo fianco sui palchi, di chi — come spiegano i movimentisti — «ha dimenticato di aver avuto un ruolo grazie al nome e al lavoro di Beppe». Il fondatore del Movimento si è sfogato con i suoi fedelissimi: «Adesso mi riprendo il simbolo». Ha spiegato che nella manleva c’è scritto chiaramente che la proprietà del logo è dell’Associazione di Genova, ossia sua. Perché quella genovese è una struttura che fa chiaro riferimento al fondatore. «Le cause nei miei confronti ormai sono poche, posso rinunciare anche alla manleva», avrebbe detto il garante del Movimento.
Lo sfogo arriva non solo dopo l’escalation di dichiarazioni e prese di posizione (l’ultima di Marco Travaglio che sabato in un editoriale durissimo ha suggerito di «mandare aff..» il fondatore), ma anche dopo il pressing dell’ala movimentista. Molti degli esponenti vicini a Grillo gli chiedono di «interrompere la strategia gandhiana» perché «non paga». I suoi fedelissimi vorrebbero un intervento per spiegare alla base (e non solo) come mai ha chiesto la ripetizione del voto e allo stesso tempo la sua area predica l’astensione. «A noi il concetto è chiaro, ma i contiani stanno strumentalizzando la vicenda», sostengono. E precisano. «Beppe ha dato tutto per il Movimento: tempo, denaro, carriera. Ora rivendica solo dei suoi diritti». I commenti al vetriolo hanno lasciato il segno. L’ala movimentista mastica amaro: «Chi lo vuole mandare a quel paese ha fatto crollare il M5S. Altro che diritto all’estinzione evocato da Grillo: a seguire certa gente il Movimento si estinguerà da solo».
Se la componente movimentista riflette sul da farsi, i contiani insistono nella loro campagna anti-garante. La governatrice sarda Todde ieri ha attaccato: «Grillo ricorda quei personaggi dei cartoni animati che in caso di vittoria saltano e festeggiano mentre se sconfitti urlano al complotto e bucano il pallone». I fedelissimi del presidente si scatenano di fronte all’idea di una querelle legale, che rischia di bloccare il progetto del leader: «Ora basta, Grillo ha stancato. Bisogna saper perdere». Ma l‘impressione è che la partita tra le due aree non sia ancora conclusa.