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Funghi, boschi e messaggi: l’ultima guerriglia di Grillo

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Costituente – Il fondatore cerca di condizionare il voto degli iscritti

(Di Luca De Carolis – ilfattoquotidiano.it) – La sentenza politica degli iscritti arriverà domenica sera, e stavolta non ci sarà appello possibile. Ma l’ancora garante Beppe Grillo si è già trasformato in guerrigliero. Semina ps sul blog, come messaggi in codice ai fedelissimi: “Crimi è nel bosco, Crimi è nel bosco”. Invita gli iscritti a segnalargli per email irregolarità e impedimenti nel voto. Lascia parlare di impugnazione dello statuto vecchi sodali – il filosofo Paolo Becchi – e fa ripetere a ex parlamentari che sul simbolo sarà battaglia nei tribunali (il probiviro Danilo Toninelli, l’ex deputato Marco Bella). Confida nella sponda più o meno diretta di altri ex, che lo dicono nelle telefonate e in certe chat: “Giuseppe Conte dovrebbe darci spiegazioni sull’uso dei soldi delle restituzioni”.

Grillo vorrebbe essere il becchino del Movimento, seppellirlo nel carro funebre del suo video di martedì scorso. Ma per ora può giocare solo di segnali di fumo e allusioni e sperare nel rancore verso Conte: degli altri. Tifare per il caos. Sa che sarà difficile sopravvivere alla Costituente, far saltare il quorum nelle urne sul web che si sono aperte ieri. “Andate a funghi” ha esortato, parlando quella porzione di base che sta ancora con lui. Ma da domenica notte la sua carica di garante potrebbe non esistere più. E allora tanto vale trincerarsi nella boscaglia del web, preparando – o facendo credere di preparare – offensive legali di vario genere. L’ultimo tentativo in vista di domenica. Ma anche e soprattutto l’antipasto di un futuro prossimo, da spina nel fianco del nemico.
Racconta un vecchio sodale: “Beppe ha cambiato avvocati (inizialmente aveva consultato il legale romano Pieremilio Sammarco, presso cui aveva lavorato Virginia Raggi, ndr) e contesterà sicuramente l’uso del simbolo. Quella carta privata in cui vi rinuncia non ha valore: ma come si può costringere una persona a rinunciare al diritto costituzionale di lavorare con altre forze politiche?”. Certo, Conte ostenta sicurezza, e ai deputati in assemblea congiunta ha in sostanza detto: “La carta privata è solo un ulteriore elemento: il simbolo ormai è del Movimento, e per giurisprudenza consolidata resterà al partito che sta in Parlamento e che lo adopera da anni”. Ma il cerchio ristretto di Grillo sostiene di poter fare leva su alcune sentenze, e di essere in grado di interdire l’uso dello stemma all’ex premier. “Però servirà anche altro” sussurrano dal suo fronte. Per esempio contestare la validità della Costituente, come teorizzato dal probiviro Danilo Toninelli. “Hanno cancellato 90 mila iscritti per togliere attivisti indesiderati e abbattere la platea dei votanti” accusano dal fronte grillino.

Dal M5S fanno spallucce: “Stupidaggini, erano tutti iscritti inattivi. Lo statuto prevede che l’iscrizione sia annuale e che si rinnovi solo dopo essere entrati nel sito del Movimento”. Grillo esplicitamente non dice ancora nulla. Però con quella battuta sul bosco vuole mettere sotto pressione Vito Crimi, che gestisce la piattaforma SkyVote e la votazione per gli 89.408 iscritti, quasi 500 in più dello scorso voto di fine novembre (forse militanti che nel frattempo hanno maturato il requisito dei sei mesi di iscrizione). Il cenno al bosco ricorda la battuta sui funghi. Magari indica una preda possibile, magari non vuole dire nulla. Guerriglia psicologica, anche per agitare il corpaccione parlamentare che già attende da Conte novità chiare sulla nuova regola dei due mandati. “Beppe conta sulla paura del futuro di molti” la butta lì un parlamentare. Ma lui un futuro politico può assicurarlo a qualcuno? “Difficile”, ammette un grillino di vecchio conio. Tradotto: complicato pensare a una scissione. Per ora le truppe scarseggiano, come le risorse. E poi al fondatore mancherebbero i generali, i nomi di richiamo. Tra cui di certo non ci sarà Alessandro Di Battista, che della guerra a 5Stelle non vuole saperne nulla, e che con il fondatore non parla da anni. Però sempre lui, Grillo, nell’ultimo video l’ha buttata lì: “Questo Movimento avrà un altro decorso, meraviglioso”. Per i contiani, “solamente un bluff”. Cioè un altro tassello della guerra di contro-propaganda. “Ma qualcosa Beppe farà, magari un’associazione” assicurano. L’essenziale per colpire ai fianchi il M5S di rito contiano, sperando di indicarne a scadenza regolare contraddizioni e magari sconfitte. Però lo scontro nei tribunali potrebbe travolgere tutto.
Il deputato Alfonso Colucci, notaio, vicinissimo a Conte, quasi invita alla sfida il fondatore: “Quando gli iscritti avranno votato, politicamente il discorso sarà chiuso. Se ci saranno delle appendici legali ce la sbrigheremo in tribunale”. È lui ad aver più volte bollato un’eventuale causa di Grillo come “temeraria”. Della serie, siamo pronti a chiedergli i danni. Però prima sarà il voto. “L’affluenza è partita molto bene, in tanti non ne possono più di Grillo” filtra dai Cinque Stelle. Contro-guerriglia, sicuramente. “Ma da martedì non dobbiamo più parlare di lui, basta”, ha esortato il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri in assemblea. Quello che il fondatore farà di tutto per evitare.


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