
(Giancarlo Selmi) – Turdus merula è il nome scientifico del merlo. Uccello della famiglia dei turdidi. Un esempio incredibilmente efficace di quanto un cognome, a volte, possa definire, è dato dal merlo di Repubblica. Non si chiama merlo per caso, credete a me. Costui, il turdus di Repubblica, è talmente ossessionato da Giuseppe Conte e dai cinquestelle che, nei suoi barocchi e ricercati articoli, nei quali è difficile trovare contenuti degni di riflessione, ma è facilissimo trovare bava di altissima qualità, tutta indirizzata, a mezzo lingua, al culo di chi lo paga, si contorce nella ricerca di raffinatissimi insulti.
Ve ne faccio un esempio: “Cretinocrazia della Rete, eccesso ridicolo dei perdenti, oltraggio fascistoide, culto fascistoide delle origini, linguaggio insignificante e malmostoso, Conte quasi professore, partitino finto progressista, ex burattini di Grillo, non identificati soggetti che si sono strappati le orecchie d’asino e si sono maccheronicamente impratichiti con la sintassi, col decoro estetico, con le giacche e le cravatte, con qualche libro persino”. Puro barocco letterario. Un applauso è dovuto a chi riesce a mettere nero su bianco, insultando gli altri, tutte le frustrazioni e i disagi che ha accumulato in anni di prostituzione giornalistica e ricariche perenni delle ghiandole salivari.
E poi, soprattutto nel suo caso, vale il detto: se lo dice lui… Peccato che tanto furore non lo abbia dedicato, nella storia, ad altri che si sono intestati declino e perenne crisi di questo sfortunato Paese. Peccato che non abbia nulla da dire sul suo padrone, che mentre dava ordini a Tavares di distribuire 24 miliardi di utili in pochi anni, nello stesso periodo lasciava in cassa integrazione migliaia di operai, o li licenziava, o tagliava la produzione e le commesse all’indotto. Ma il suo padrone non ha le orecchie d’asino, ha un buon rapporto con la cravatta e secondo il suo schema, forse, è pure autenticamente progressista.
Chi lo sa. O forse il suo padrone ha un altro merito, oltre che volere guerre perché vende armi, il turdus merula, volgarmente detto merlo, se lo è comprato, lo ha messo in una gabbietta, lo sente cinguettare insulti barocchi e lo paga pure. Profumatamente, pare.